Palermo, riecco la grande ‘Primavera’

Sarà stata anche breve la scossa di terremoto che è stata avvertita in alcune zone della Città, ma è stata motivo di qualche spavento e ha risvegliato emozioni e ricordi in chi ne aveva vissuti di più intensi. La terra ha tremato alla vigilia del primo grande, attesissimo appuntamento con Leoluca Orlando e Rita Borsellino e, di colpo, sono rimasti sullo sfondo, sbiaditi e svuotati, tutti gli altri candidati alle primarie del centrosinistra, le angosce del Pdl alla ricerca della vittima sacrificale, i parvenu dell’una e dell’altra parte politica.
C’era il popolo della Rete, ieri mattina, al cineteatro Al Massimo, quell’esperienza inedita e straordinaria che raccolse e rilanciò l’eredità di Città per l’Uomo e della ‘Primavera’ di Palermo, segnò l’inizio del Rinascimento siciliano e aprì una nuova strada dopo la rovinosa frana della Prima Repubblica. E, accanto a quel popolo, intrecciato strettamente e sua naturale evoluzione, c’era il mondo delle nuove generazioni cresciute nell’Italia dei Valori, i giovani formatisi durante l’Officina per lo Sviluppo della Cultura di Governo – un corso di management pubblico per 15 giovanissimi talenti rigorosamente selezionati e non parenti di alcun esponente del partito – durata un anno e i cui frutti non tarderanno a maturare. C’erano quanti negli anni del male assoluto e del massimo bene mai espresso a Palermo si caricarono sulle spalle questa Città bellissima e ne fecero un modello nel mondo.
Non visti, ma percepiti in modo fortissimo, c’erano Antonino Caponnetto, Paolo Borsellino, Padre Pintacuda, i preti di frontiera, le immagini e suoni ancora forti del ‘Concerto per tre pianoforti’ in Piazza Magione, le sirene laceranti delle scorte, lo squarcio di Capaci, gli applausi all’ incontro nella Biblioteca Comunale e il boato assordante di via D’Amelio.
C’erano il passato, il presente e il futuro, perché della storia di una città nulla può essere dimenticato e, nel bene e nel male, tutto concorre a determinare ciò che essa sarà.
In un clima di questo genere, scandito da applausi interminabili e da standing ovation, Leoluca Orlando ha presentato, soffrendo e gioendo al tempo stesso, Rita Borsellino. Soffrendo perché erano evidenti l’amore di sempre per Palermo e lo slancio che lo avrebbe portato ad essere lui il candidato, gioendo per la capacità di aver “messo in sicurezza” le primarie ed evitato a questa Città una trappola che era pronta a scattare, godendo e soffrendo per aver fatto prevalere la ragione sul sentimento, affidando a Rita Borsellino un testimone difficile ma entusiasmante.
Non c’è stato bisogno di enumerare i punti di un programma per Palermo. Orlando ha utilizzato le lettere che ne compongono il nome: dalla P di partecipazione alla O di orgoglio e ha dato ancora una volta dimostrazione che tutti sono buoni a presentare un programma – specie quando riguarda una Città ormai allo stremo – ma pochi sanno far vedere quel programma già concreto e realizzato, proiettandolo nel cuore e nella mente di chi, dopo tanti anni, ne ha un bisogno assoluto.
E lo ha fatto ricordando una Palermo con rating finanziario AAA, con il pieno utilizzo dei fondi URBAN, con un Palazzo di Città dalle porte aperte ad ogni ora del giorno e della notte, con 180 assistenti sociali messe da un giorno all’altro al fianco dei più bisognosi, con una “macchina comunale” all’altezza delle principali città italiane, con Aziende Municipalizzate in forte attivo e con una governance dallo stile europeo.
Una consegna in piena regola a Rita Borsellino che, salutata da un calore che sapeva già di trionfo alle primarie e oltre, ha preso la parola con la modestia e la forza morale che ne hanno fatto la storia, anzi, “Un’Altra storia”. Immediata la precisazione sul proprio nome, portato sin dalla nascita nell’impegno sociale e di prossimità, quella “padrona di casa” della Kalsa che, come tale, il fratello Paolo presentò a Leoluca Orlando appena eletto Sindaco.
Quindi, un breve passaggio rispettoso per Elda Pucci, in quanto unica altra donna Sindaco della città in tempi che ci appaiono remoti, il ringraziamento ad Italia dei Valori, a Orlando, a Fabio Giambrone, vice sindaco designato, a Luigi De Magistris, in collegamento video da Napoli e la rivelazione, appena sfuggita, di aver ricevuto dal commissario Prefetto Silvia Latella lo speciale augurio di lasciarle presto la Fascia tricolore.
Poi il ruscello è diventato un fiume, un fiume di amore per la città, un fiume dallo scorrere placido ma deciso verso la costruzione e la difesa di Palermo come Bene Comune, molto più che uno slogan da campagna elettorale.
Dietro le parole calme, “pesanti come pietre” e mai fuori tono, di lei abbiamo visto, in controluce, l’impegno europeo, la coltivazione di relazioni internazionali strategiche e fondamentali per la città. Ma, soprattutto, abbiamo compreso quanto sarà importante essere rappresentati nel mondo, ben oltre il nome che porta, da una donna che ha saputo guadagnare sul campo apprezzamento e rispetto.
Quel rispetto di cui Palermo ha necessità estrema per tornare a essere in Italia e nel mondo a testa alta e non più con la mano tesa a mendicare. Quel rispetto che nasce da progetti europei non più respinti per l’incompetenza con cui sono redatti da un’amministrazione regionale vorace ed ignorante.
Rinascerà con Rita Borsellino l’Ufficio Europa, quello straordinario concentrato di competenze progettuali ed amministrative che portò a Palermo per un decennio quel denaro che serve a generare futuro e non a essere disperso in mille rivoli clientelari.
Vedremo nuovamente i palermitani “levarsi il cappello”, quando incontreranno per strada il Sindaco e i suoi assessori? Vedremo lo sterminato popolo del bisogno rivolgersi al (bene) Comune piuttosto che al mafioso o al politicante di turno? Vedremo rispondere a una richiesta di aiuto non più come a un favore ma come ad un diritto sacrosanto? Sentiremo più un Sindaco o un assessore, che, prima di ricevere qualcuno, ascolta il sussurro di un segretario che ne presenta le credenziali e l’appartenenza?
Assisteremo ancora a “Scene di Caccia in Bassa Baviera” dentro un Consiglio Comunale popolato da litigiosi cortigiani e vecchi e nuovi arrivisti, senza un mestiere o, pur avendolo, senza mai avere ricoperto nella vita responsabilità apicali? Avremo un presidente del Consiglio Comunale, rispettato per dignità, cultura, equilibrio, in grado di porre al di sopra di tutto il valore dell’Istituzione che guida?
Stamattina a Palermo, abbiamo avuto la sensazione di vedere tutto ciò già realizzato, come se primarie ed elezioni si fossero già svolte, come se i volti degli altri sfidanti il 4 marzo – affannati ad affastellare programmi scritti altrove e illusi dal potere e delle truppe ‘cammellate’ prestate da altri – fossero già dentro un’ inquadratura “in dissolvenza”.
Stamattina a Palermo c’erano il sole e una promessa di Primavera.

 

 

 

 

 

Loris Sanlorenzo

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