Palermo-Regno Unito, con la Brexit a rischio l’Erasmus? Marcia indietro del governo inglese: «Nessuna minaccia»

«Non vi è alcuna minaccia al sistema Erasmus. Continueremo a partecipare. Gli studenti del Regno Unito continueranno a beneficiare dei vantaggi degli scambi con i nostri amici e partner europei». Così, pochi giorni fa, il premier inglese Boris Johnson, tornando su un tema collaterale alla Brexit: la paventata uscita del Regno Unito dal programma Erasmus, il sistema di scambi culturali tra le università europee. Ipotesi che ha provocato reazioni contrastanti nell’opinione pubblica britannica e dei paesi aderenti alla Comunità europea. Dopo una serie di rilanci, conferme e smentite, ecco le parole del premier, che chiariscono la marcia indietro del suo governo rispetto alla presa di posizione della scorsa settimana. Forse per la pressione del partito nazionalista scozzese o per quelle della comunità scientifica del Regno Unito, sembra la situazione si sia momentaneamente stabilizzata, infatti fino alla fine del 2020 gli accordi del programma Erasmus resteranno in vigore anche con la Gran Bretagna.

Avendo ospitato, tra il giugno 2017 e il maggio 2019, più di 31mila studenti italiani, attualmente il Regno Unito rappresenta il quarto paese partner delle nostra università dopo Spagna, Francia e Germania e risale a mercoledì la comunicazione del ministro britannico per l’università, la scienza e la ricerca, Chris Skidmore, il quale ha confermato su Twitter che il Regno Unito resterà aperto a futuri programmi di scambio, da concordare nel corso dei negoziazioni con l’UE. A questo proposito è importante sottolineare come il programma preveda già forme di partecipazione alternativa per paesi extra UE, come nei caso di Turchia, Macedonia e Islanda. Per quanto riguarda Palermo, sono attualmente in vigore accordi di scambio e partnership tra Unipa e 25 atenei del Regno Unito, con 15 studenti attualmente coinvolti nel programma in Inghilterra, oltre alla partenza di personale docente per svolgere attività di formazione in prestigiosi college britannici. «Partendo dal presupposto che l’Erasmus sia fondamentale per consentire lo scambio culturale per i nostri ragazzi, i contatti tra la nostra università e quelle del Regno Unito si concentrano in ambiti specifici a causa delle profonda differenza tra i nostri sistemi, che rende più interessante per noi andare lì e per loro ospitare i nostri studenti rispetto al contrario», spiega il professore Antonello Miranda, docente di Diritto comparato alla facoltà di Scienze politiche.

«I primi accordi con istituzioni del Regno Unito risalgono al 1980-85 con l’università di Aberdeen nel campo della giurisprudenza – racconta il professore – ed oggi la maggior parte degli accordi vigenti con i college britannici occupa principalmente l’ambito legale, medico e tecnico. Gran parte di questi accordi sono spinti dalle relazioni personali dei professori formatisi all’estero, soprattutto grazie al prestigio di cui godiamo al di fuori del territorio nazionale. Nel caso del nostro campo d’interesse, possiamo affermare che Palermo sia una delle capitali mondiali del Diritto comparato, con una scuola fondata Giovanni Criscuoli tra Giurisprudenza e Scienze politiche, che guarda in modo particolare al diritto britannico creando numerosi scambi di studenti e soprattutto di ricercatori tra Italia e Gran Bretagna. In questo campo va detto che il professore Mancuso è attualmente l’unico docente in Italia specialista di Diritto dei paesi nell’Africa sub sahariana, il che ci porterà ad un accordo con l’Università Nazionale Somala per numerosi accordi commerciali», spiega il docente.

«Questo legame deriva comunque dallo studio del diritto inglese, alla base della giurisprudenza nei paesi, africani e non, che rientrano nell’ambito delle ex colline britanniche. A mio avviso, la Brexit e quanto annunciato sul programma Erasmus non incideranno sui rapporti con le università straniere. Dal nostro punto di vista ormai Biologia, Architettura, Ingegneria ed Economia posseggono corsi fortemente legati ai centri di ricerca del Regno Unito – precisa ancora il professore Miranda -, compresi i nostri docenti che insegnano anche lì. Tuttavia, il legame più forte tra Palermo e il Regno Unito risiede nei dottorandi e nei titolari di tesi specialistiche. Ad esempio, la nostra università è da 37 anni partner del simposio internazionale sui crimini economici, tenuto ogni anno a Cambridge, e si occupa di una sezione dedicata alle tecniche di lotta al crimine organizzato e al traffico di esseri umani», spiega, raccontando i profondi e diversi legami che intercorrono tra la nostra università e la Gran Bretagna. Legami che, con molta probabilità, sembra che difficilmente potranno essere messi a rischio.

Francesco Lodato

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