«Ma ‘ndo vai se il finanziamento non ce l’hai, bel coordinamento attaccati a ‘sta banana. Ma ‘ndo vai se il finanziamento non ce l’hai, vieni con me te lo farò vedè». Massimo Milani entra alla Sala Onu del Teatro Massimo conciata come Monica Vitti in Polvere di stelle, parafrasando la più celebre della canzoni di quel film. È il modo del Palermo Pride, colorato e ironico, per rispondere alle polemiche sul pagamento, finora sospeso, delle iniziative che il coordinamento del Pride ha organizzato a partire da giugno: un cartellone cittadino di eventi con mostre, minifestival pubblici e incontri dedicati ai temi dei diritti delle persone Lgbt. Intanto il Palermo Pride Fest continua nelle due settimane centrali di settembre e trova infine il suo culmine da giovedì 20 a domenica 23 con il Palermo Pride Village e con la tradizionale parata, che inizia alle 15.30 di sabato 22 settembre dal Foro Italico.
«Come si dice bad news is good news – afferma Massimo Milani, che fa parte del coordinamento del Pride – Di questi tempi le buone notizie per la comunità LGBT vengono solo dall’estero. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha finalmente stabilito che la transessualità non è più una malattia. Nei giorni scorsi poi l’India ha depenalizzato l’omosessualità. In italia invece stiamo dando il peggio di noi, col peggiore governo forse dal Ventennio fascista. Anche dal Papa, che sarà giorno 15 qui a Palermo, sono arrivate delle brutte dichiarazioni sui bambini omosessuali sui quali, secondo lui, si dovrebbe intervenire con la psichiatria».
A presentare il programma delle prossime settimane, insieme al direttivo, anche le due madrine di questa edizione del Pride: Porpora Marcasciano, una delle fondatrici del MIT Movimento Identità Transessuale, e Letizia Battaglia, fotografa e figura di riferimento per tutti i movimenti cittadini. Il Pride quest’anno ha anche scelto di capovolgere il tradizionale concetto di madrinato: oltre a chiedere a due amiche di essere testimonial del loro lavoro e delle loro battaglie ha voluto a sua volta farsi testimonial di tre esperienze di impegno civile quali il Forum Antirazzista, SOS Mediterranée e Pro Activa Open Arms che saranno presenti sul palco di chiusura del corteo, sabato 22. Il Palermo Pride diventa allora testimonial e prende posizione rispetto a una questione fondante di questo tempo: l’apertura dei porti e il soccorso in mare.
L’edizione del 2018 per la prima volta vede la tradizionale parata non a fine giugno, in omaggio ai moti di Stonewall, ma nella terza settimana di settembre. Una possibile polemica che il coordinamento da tempo respinge decisamente: non si è trattato di un rinvio né di una posticipazione ma di un allungamento. Il Coordinamento Palermo Pride è stato in campo per tutta l’estate con una serie di iniziative che ha voluto chiamare Palermo Pride Fest e che ruota intorno al tema del Palermo Pride 2018: de*genere. «Nella tripla accezione del “de” latino: non solo a proposito di generi, ma anche a partire dai generi e, soprattutto, allontanandosi dai generi intesi come costruzioni culturali stereotipate – spiegano dal coordinamento – e con un fortemente voluto gioco di parole sulla categoria della degenerazione, spesso usata come insulto contro le persone Lgbt e che noi invece rivendichiamo orgogliosamente come strumento di liberazione dalle (etero)normatività».
«La vicenda della nave Diciotti è una di quelle che, nella storia di un paese, possono definirsi spartiacque – dice Luigi Carollo, portavoce del Palermo Pride – Esiste un prima e un dopo la Diciotti, perché le motivazioni del blocco delle 177 persone migranti nel porto di Catania rischiano di cambiare per sempre la narrazione della migrazione. Usare l’argomento della difesa dei confini nazionali, infatti, significa paragonare i flussi migratori alle guerre. Perché i confini si difendono in caso di invasione nemica. E quando il ministro Salvini parla di “migranti che scappano da Rocca di Papa”, continua ad usare un linguaggio bellico: perché scappa solo chi è considerato prigioniero. La degenerazione alla quale abbiamo dedicato questo Pride per noi significa esattamente scegliere di essere altro rispetto a questa narrazione, significa scegliere di essere degenerati rispetto ad una cultura della paura e del nemico ed assumere come antidoto la cultura della piena libertà di espressione personale. Dov’è c’è desiderio libero e quando si spezzano le catene delle identità (sessuali ma non solo) intese come gabbie, non esistono i nemici e non esiste la paura».
Il Palermo Pride Fest prosegue con gli spettacoli teatrali di Veronica Pecoraino e Ugo Giacomazzi/Teatri Alchemici, con un incontro con il militante che ha vissuto l’esperienza della detenzione in Ungheria Andrea Giuliano, con un ricordo di Lindsey Kemp omaggiato dal grande amico del Pride Ernesto Tomasini (madrina dello scorso anno) e con la presentazione di un testo del celebre sceneggiatore Dustin Lance Black (tradotto da Chiara Messina) e dei libri di Monica Romano e Cirus Rinaldi. E ancora con un convegno dedicato, a partire dall’esperienza de La Migration, alle pratiche di accoglienza per le persone migranti lgbt. Infine con ecco un’altra mostra collettiva Zitta Zitta e Bella Seduta con la quale il Pride torna al Montevergini dopo l’intensa performance della poetessa trans-femminista Lou Hanna, a giugno.
Non mancano naturalmente concerti e feste: tra queste, quella di apertura della settimana finale del Pride, sabato 15 settembre, che il Coordinamento ha scelto di svolgere fuori Palermo cioè a Cefalù, alla discoteca Malik. «Siamo molto felici per il Pride di quest’anno, per il tema De*Genere che ci accompagna da mesi e per la scelta di dedicare la conferenza al tema dei porti e dell’accoglienza in mare – dice Massimo Milani, coordinatrice del Palermo Pride – una bellissima edizione che ha registrato anche quest’anno una bella collaborazione con le istituzioni, collaborazione che quest’anno rischia di scivolare su una buccia di banana».
«Ringraziamo il Coordinamento del Palermo Pride per averci voluto al suo fianco in questa edizione – dice Valeria Calandra, presidente di Sos Mediterranée Italia – Dalla sua fondazione, nel 2016, Sos Mediterranée Italia ha sempre partecipato con convinzione al Pride palermitano e anche per questo per noi oggi è tanto importante quanto naturale essere qui. Il tema scelto quest’anno è quello del genere. In situazioni di conflitto e insicurezza, come quelle da cui fuggono le persone che salviamo in mare, le donne e i loro figli sono i soggetti più vulnerabili. Le testimonianze raccolte dalle squadre a bordo della Aquarius sono unanimi sulla sorte riservata alle donne sulla rotta migratoria: molte di loro sono state vittime di violenze sessuali durante il viaggio e soprattutto in Libia. Donne e ragazze inoltre sono più spesso vittime del traffico di esseri umani, finalizzato allo sfruttamento sessuale. Testimoniare è parte integrante della nostra missione».
«L’edizione 2018 del Palermo Pride – ha sottolineato il sindaco Orlando – come sappiamo è ormai attiva dallo scorso mese di giugno e si concretizzerà con la tradizione parata di sabato 22 settembre. Questo a conferma di quanto sia radicato nel cuore della città il riconoscimento dei diritti umani di tutti e di ciascuno e dei diritti LGBT e di quanto Palermo sia una città culturalmente avanzata, anche più avanti di tante altre realtà del nostro Paese. Questo – prosegue il sindaco – crea qualche problema rispetto a quello che accade oggi in Italia, dove i diritti sembrano diventati una scelta opzionale e il riconoscimento debba dipendere dal populismo e dalla intolleranza che un giorno lo riconosce e l’indomani lo nega, creando una sorta di inquinamento della cultura, contrapposta alla nostra che riconosce il diverso come un valore. Proprio per questo, l’effetto di questo inquinamento, fatto attraverso messaggi populisti dell’intolleranza contro migranti e omosessuali, rischiano di essere, paradossalmente, più pericolosi dell’intolleranza dichiarata. Cominciò cosi Benito Mussolini».
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