Palermo e il dissesto: addio primarie?

La notizia non è ufficiale, ma già circola con insistenza nei ‘Palazzi’ della politica siciliana. Argomento: il dissesto del Comune di Palermo, del quale il nostro giornale ha dato più volte notizia nelle scorse settimane. Il problema del dissesto – questione che sarebbe stata al centro di una riunione ‘riservata’ andata in scena ieri sera a Palermo, in un ‘Palazzo’ della politica – è che, legge alla mano, in caso di dichiarazione di dissesto, che ormai è nelle cose, i consiglieri comunali uscenti non potrebbero più ricandidarsi al consiglio comunale. E quindi, per logica, non potrebbero essere nemmeno candidati a sindaco. In pratica, se il Comune di Palermo dichiarerà il dissesto finanziario Antonella Monastra, Fabrizio Ferrandelli e Davide Faraone potrebbero non essere candidabili a sindaco di Palermo.
La logica della legge – il testo unico in materia di contabilità degli enti locali – è chiara: i consiglieri comunali di un Comune al dissesto sono comunque responsabili del default perché si presuppone che abbiano proposto e votato i documenti finanziari. Non è da escludere, sempre in caso di dissesto, una querelle. Soprattutto da parte di quei consiglieri comunali che sarebbe in grado di dimostare di non aver mai proposto e, soprattutto, di non aver mai votato i documenti finanzirari approvati dal consiglio comunale. Una questione, insomma, tutta da verificare.
Le norme che regolano il dissesto spiegano tante cose. Spiegano, per esempio, il silenzio che è ‘calato’ su tutta la vicenda. La commissaria straordinaria del Comune di Palermo, Prefetto Silvia Latella, quando viene interpellata su questo problema scrolla le spalle e si limita ad ammettere le “difficoltà finanziarie” del Comune.
Questo spiega anche il perché lo stesso Prefetto Latella e il governo regionale si guardano bene dal tirare fuori la relazione sui disastri economici e finanziari del Comune di Palermo redatta da alcuni funzionari regionali. Questa è, forse, la storia più ‘divertente’ di tutta la vicenda. Alcuni mesi fa, quando Diego Cammarata era ancora il sindaco di Palermo, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, invia negli uffici del Comune di Palermo gli ispettori per verificare i ‘conti’ del capoluogo dell’Isola. Gli ispettori, così si racconta, scoprono cose inenarrabili. E mettono nero su bianco.
Lombardo, si racconta, gode già all’idea di sputtanare l’allora sindaco di Palermo. Qualcuno, però – forse di area Pd? così si sussurra – gli fa notare che se la relazione verrà fuori il Comune di Palermo sarebbe sì costretto a dichiarare il dissesto, ma ciò potrebbe dare luogo a un ‘effetto domino’ che coinvolgerebbe altri Comuni siciliani indebitati tra gestioni idriche e rifiuti. Un ‘cadi tu che cado pure io’ che finirebbe con il coinvolgere la stessa Regione, che ‘viaggia’ con oltre 5 miliardi di ‘buco’ (questo il dato conosciuto, quello vero potrebbe essere peggiore).
Da quel momento, la relazione degli ispettori regionali è sparita. Volatilizzata. Inutile chiederla al Prefetto Latella. Che risponde con la solita musica: “Non ce l’ho…”. E ha ragione, perché la relazione giace nei meandri dell’assessorato regionale alla Funzione pubblica. ‘Ammucciata’ (nascosta per i non siciliani) per bene dall’assessore regionale, Caterina Chinnici.
Ma, relazione o non relazione, i problemi incalzano. A fine marzo scade il contratto dei mille e 800 dipendenti della Gesip. Dall’1 aprile non si capisce chi dovrebbe pagarli. Ci vorrebbe, in primo luogo, il bilancio. Ma il bilancio del Comune non si può approvare. Perché? Perché nel prossimo bilancio del Comune vanno sistemati anche i ‘conti’ delle società collegate al Comune: Amia, Amg Gas, Amat e naturalmente Gesip.
La presenza dei conti economici di queste società nel bilancio del Comune farebbe emergere il ‘buco’. Che dovrebbe attestarsi intorno a 700 milioni di euro. A cui si dovrebbero aggiungere i debiti fuori bilancio. Chi tirerà fuori questi soldi?
La Regione siciliana no di certo, visto che, come già ricordato, è ‘muro con muro con l’ospedale’, come si dice dalle nostre parti. Potrebbe intervenire il governo nazionale di Mario Monti. Che dovrebbe erogare i soldi al Comune di Palermo e altri 700 milioni alla Regione di Lombardo e Massimo Russo per pagare il ‘buco’ della sanità (per la cronaca, senza questi 700 milioni di euro per la sanità nemmeno la Regione potrà approvare il proprio bilancio).
La questione è seria. E nella riunione ‘riservata’ di ieri sera sarebbe stata posta con forza. Se il dissesto c’è, perché continuare a nasconderlo? A che servirebbe far celebrare le primarie del 4 marzo se tre candidati su quattro, ad eccezione di Rita Borsellino, rischierebbero di non potere essere candidati?

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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