Un tumore solido-cistico di oltre venti centimetri di diametro è stato asportato con un intervento chirurgico mininvasivo al dipartimento oncologico La Maddalena a Palermo. La voluminosa massa, di natura benigna e localizzata nel surrene di destra, è stata completamente rimossa ad una donna di 39 anni, a distanza di poche settimane dal parto. L’operazione, durata tre ore e mezzo, è stata condotta dall’equipe dell’Unità operativa complessa di Chirurgia, composta da Pietro Mezzatesta, Lucio Mandalà, Luigi Casà e Antonio Noto. La donna aveva scoperto la neoplasia già in fase di gravidanza, a seguito di alcuni controlli effettuati in un’altra struttura sanitaria del capoluogo. Dopo l’iniziale drenaggio percutaneo per ridurre il volume della massa, e favorire il parto, si era inizialmente sperato in una definitiva risoluzione del quadro senza necessità di intervenire chirurgicamente.
Sfortunatamente, qualche settimana dopo il parto, la massa si è ripresentata fino a raggiungere dimensioni enormi, tanto da determinare una vistosa compressione e dislocazione degli organi interni della paziente (tra questi il fegato ed il rene di destra) la quale accusava disturbi sempre più pesanti. Così, la donna ha deciso di rivolgersi alle cure de “La Maddalena”, dove, prima della prospettiva dell’intervento chirurgico, è stata sottoposta ad alcuni esami diagnostici per indagare sulla natura della massa. «La paziente è arrivata con referto di sospetta neoformazione cistica gigante del lobo epatico di destra – spiega Lucio Mandalà, responsabile della Chirurgia epatobiliare, che ha eseguito l’intervento come primo operatore – , ciò si spiega in relazione ai rapporti che questa massa contraeva con la parte destra del fegato da non consentire ai radiologi una sicura diagnosi circa l’origine della neoplasia. L’indicazione all’intervento era determinata dalla grave sintomatologia accusata dalla paziente, dalla tendenza a recidivare se drenata e non ultimo dalla necessità di una diagnosi di natura. Così, dopo un consulto in equipe, abbiamo deciso di proporre alla giovane donna di provare ad intervenire in laparoscopia, ed evitare un’incisione che sarebbe stata devastante per la neomamma».
(fonte: Ansa)
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