Palermo, ‘anatomia mediatica’ di cinque candidati

Da  Vincenzo Marrone, del Centro studi “Giorgio Ambrosoli”
riceviamo e pubblichiamo:  “La campagna elettorale per le elezioni amministrative di quest’anno verrà ricordata dagli studiosi di Diritto amministrativo per il numero spropositato di candidati per la poltrona di Sindaco del capoluogo siciliano. Non si ricordano 11 candidati, né a Palermo, né in altre grandi città.

L’area cosiddetta “di sinistra” presenta due pretendenti. Leoluca Orlando, politico di professione e Fabrizio Ferrandelli, bancario. L’area “di destra” presenta tre profili assai diversi. Massimo Costa, già presidente del CONI Sicilia, sponsorizzato dal Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio. Nessuna esperienza amministrativa, personalità eclettica. Alessandro Aricò, carriera fulminante nelle fila di Alleanza Nazionale, allevato nel laboratorio politico dei Tricoli, attualmente deputato regionale in forza al gruppo dei “finiani”. Marianna Caronia, eletta sotto le insegne del MPA, attualmente deputato regionale del PID, breve esperienza da vice-sindaco durante il secondo mandato dell’ex sindaco della città, Diego Cammarata.Gli altri candidati non hanno a tutt’oggi definito i loro programmi elettorali e, spesso, “disertano” i confronti diretti. Tommaso Dragotto di professione imprenditore, nessuna esperienza  nel ramo della pubblica amministrazione. E’ nostra intenzione non emettere sentenze a favore di alcuno dei candidati, ma di esaminare gli stili di conduzione della campagna elettorale ed il modo di rapportarsi con i mezzi di comunicazione di massa.

Orlando preferisce i circoli culturali della città, organizza serate alle quali vengono invitati illustri docenti dell’ Ateneo palermitano, non disdegna incontri nelle periferie con commercianti ed artigiani. Non ha contatti con le parrocchie. Organizza cene, non utilizza i social network. Ha tappezzato la città di manifesti che lo ritraggono più magro. Parla spesso di Cammarata, in negativo. La parola ricorrente è: esperienza.

Ferrandelli riunisce i suoi elettori nei pub della Palermo storica, organizza incontri in ambienti artistico-etnici diversi. Frequenta le parrocchie ed usa molto i social network. Parla spesso di lavoro anche se lo declina in modalità giovanile dimenticando i “non più giovani”. La parola ricorrente è: amunì (andiamo).

Massimo Costa si muove spesso in ambienti sportivi, incontra atleti, si esibisce in tecniche di arti marziali orientali. Organizza cene per “pochi”, gira in città nei quartieri del centro. Parla spesso di rinascita di Palermo che accompagna con intenzioni di stampo messianico. Usa spesso i social network. La parola ricorrente è: fidatevi.

Alessandro Aricò, cammina poco in città, organizza incontri ristretti nei circoli culturali. Usa molto i social network. Indirizza i propri messaggi elettorali verso la classe media, strizzando l’occhio alle categorie meno fortunate. In perfetto stile finiano. Frequenta poco le parrocchie. In tutte le foto viene messo in risalto il sorriso ammiccante. La parola ricorrente è: garanzia.

Marianna Caronia, sorriso rassicurante, quasi materno. Organizza incontri presso associazioni di volontariato. Cammina poco in città, frequenta le parrocchie. Usa molto i social network e parla sopratutto alle donne. Si rivolge alla media borghesìa e alle classi meno abbienti. Parla spesso di sicurezza e di riordino del sistema scolastico. La parola ricorrente: donne.

Per ultimo, non per importanza, Tommaso Dragotto: incentra i suoi discorsi sulla crisi economica, sulle imprese e sul sistema fiscale. Usa i social network. Organizza riunioni ristrette nei circoli eleganti di Palermo. Non parla quasi mai dei più sfortunati. La parola ricorrente è: impresa.

Ovviamente, se i candidati a sindaco di Palermo non si dovessero riconoscere in questi ‘veloci’ profili mediatici, potranno intervenire.

 

 

 

 

 

 

 

Redazione

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