Palagonia, un anno dopo tra debiti e vandali Marletta: «La rivoluzione passa dai cittadini»

Pochi cambiamenti, molti problemi. E’ ancora di attesa l’aria che si respira a Palagonia quasi un anno dopo quella che era stata ribattezzata la primavera palagonese: un sindaco, una giunta e un consiglio per lo più giovani e provenienti da Rifondazione comunista, dopo anni di governo gestito da una sola famiglia – i Fagone, nonno, padre e figlio – e macchiati da indagini e processi antimafia. Eppure, già a pochi mesi di distanza, si stenta a riconoscere quell’entusiasmo di un anno fa sotto la stanchezza del primo cittadino Valerio Marletta e del presidente del consiglio comunale Salvo Grasso, così come la rassegnazione dei cittadini. Che da mesi assistono a continui atti vandalici contro le scuole e altre strutture del Comune. L’ultimo, proprio in questi giorni, alla basilica di San Giovanni, dove l’amministrazione – in collaborazione con il circolo Arci locale – aveva deciso di festeggiare il 25 aprile con un concerto. «Questa notte (mercoledì per chi legge ndr), tanto per cambiare, ignoti hanno provocato danni al sistema elettrico e hanno rubato il contatore dell’energia elettrica del sito in questione – fa sapere Marletta – Un contatore elettrico non può essere riutilizzato per altri usi, quindi si tratta di un danno per impedire la realizzazione dell’evento».

«Non può essere un caso», commentava il sindaco a proposito del raid vandalico di novembre contro le scuole materne di via Amedeo e via Archi. Arredi distrutti, libri e quaderni strappati, i nuovi pannelli fotovoltaici scomparsi. Un danno di circa cinquemila euro, secondo l’amministrazione. «Una risposta da parte di qualcuno ce l’aspettavamo, ma è anche impossibile che nessuno dei cittadini abbia visto niente – continua Marletta – Eppure nessuno ha parlato. Noi l’avevamo detto chiaramente: non era cambiando l’amministrazione che si creava il bene comune, ma preservandolo». Il motivo di questi attacchi, secondo i nuovi amministratori, sarebbe il nuovo corso della gestione della cosa pubblica inaugurato a Palagonia. Servizi sociali controllati «mentre prima erano gestiti in modo clientelare», appalti pubblici ad importi più contenuti, convenzioni a titolo gratuito come per il fotovoltaico o il wifi libero. «Quando dici dei no e torni a regolarizzare tutto, a qualcuno dà fastidio», spiega Salvo Grasso. Che a dicembre ha ritrovato la sua auto bruciata. Un evento di certo doloso, ma sul quale i carabinieri stanno ancora indagando. «Colpendo me hanno voluto avvertire l’amministrazione», commenta Grasso, senza lasciarsi tropo trasportare dall’emozione. «Abbiamo visto Salvo tranquillo e anche la sua famiglia, quindi l’intimidazione non ci ha sconvolto più di tanto», aggiunge il sindaco.

Anche perché di cose a cui pensare, a Palagonia, in questi mesi ce ne sono state tante. Il macigno più pesante per la nuova amministrazione è stato di certo il contenzioso con la SicilSaldo. Azienda – in queste settimane anche al centro del processo Iblis sulle presunte collusioni tra politica, mafia e imprenditoria nel Catanese – che aveva svolto alcuni appalti nel Comune. Correva l’anno 1999 e, da allora, nessuno aveva mai pagato alla ditta gli adeguamenti di fine lavori. Una cifra che, nel tempo, è lievitata fino a raggiungere un credito di due milioni e 400mila euro. L’azienda in un primo momento ottiene il pignoramento delle anticipazioni di cassa del Comune. «Si tratta del prestito che ti concede la banca per pagare la spesa corrente: dagli stipendi dei dipendenti alla manutenzione spicciola – spiega Grasso – Il necessario per andare avanti quotidianamente». I netturbini non raccolgono più i rifiuti. I dipendenti comunali non ricevono gli stipendi. «Da due mesi siamo costretti a mettere anche di tasca», spiega il sindaco. Fino alla decisione del giudice, arrivata lo scorso 27 marzo, di sbloccare le casse comunali. Comunque vuote.

«I debiti che hanno lasciato gli altri, se li è caricati lui», sospira un anziano cittadino. «Per quello che c’era al Comune, che era disastroso, è passato ancora troppo poco tempo», aggiunge un ragazzo. «Cambiamenti ce ne sono stati pochi, però il signor sindaco ha la buona volontà di rimettere in sesto questo paese che va a rotoli da dieci anni», gli fa eco un altro. Non tutti sono d’accordo. «L’ho votato perché mi sembrava una persona perbene, ma sicuramente ha da mangiare qualcosa anche lui – commenta un giovane – Qua lavoro non ce n’è, non c’è niente, Palagonia fa schifo». Una voce non del tutto isolata, ma che sembra comunque minoritaria nel clima di attesa generale. I più disillusi sono gli anziani palagonesi, che tante ne hanno vissute in questi anni. «Se fosse stato per me – sentenzia un cittadino, interrompendo la sua partita a carte – Io avrei dato le dimissioni».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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