Ormai in Sicilia, quando c’è da recuperare soldi – cosa che, dal 2008, si verifica ogni anno – i Governi regionali hanno a disposizione una sorta di bancomat privilegiato: la sanità. L’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e l’ex assessore alla Salute, Massimo Russo, erano due filosofi neorealisti dello smantellamento: tagli di qua, tagli di là con la promessa che sarebbe arrivata, in sostituzione delle strutture smantellate la medicina del territorio: i Punti territoriali di assistenza (Pta) e i Punti territoriali di emergenza (Pte). Impegni realizzati in minima parte, o non realizzati affatto.
La stessa cosa sta facendo il Governo di Rosario Crocetta che, oltre a farsi depredare i soldi da Roma, oltre a siglare «accordi sciagurati» (la definizione è dell’ex assessore al Bilancio, Franco Piro, esponente storico della Sinistra siciliana) con il Governo nazionale vorrebbe smantellare altri 270 reparti di sanità pubblica, sbaraccando altre centinaia di posti letto. Contro questo progetto di riordino della rete ospedaliera si sono già pronunciati la Cgil siciliana e l’Associazione dei medici dirigenti (Anaao-Assomed).
Pro provare a capire quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere abbiamo posto qualche domanda al Pippo Di Giacomo, parlamentare regionale del Pd e presidente della Commissione legislativa Sanità dell’Ars.
Onorevole Di Giacomo, ci risiamo con i tagli?
Il tema è delicato. C’è un regolamento nazionale in base al quale, entro il 2016, la Regione siciliana dovrà tagliare, tra pubblico e privato, circa 400 posti letto. A meno che non si recuperi altra mobilità passiva.
Cioè?
Se il sistema sanitario siciliano si dimostra sempre più virtuoso e creerà le condizioni per ridurre il numero di siciliani che decide di andare a curarsi fuori dalla nostra Isola noi potremo evitare di tagliare altri posti letto.
L’obiettivo è raggiungibile?
Direi di sì. negli ultimi anni il costo della mobilità passiva, per la Regione, è diminuito, passando da 250 milioni di euro all’anno a 150 milioni di euro. Su questo fronte si può lavorare ancora per ottenere altri risultati positivi.
Ma non vi sembra di esagerare con questi tagli: altri 400 posti letto in meno, tagli per altri 270 reparti.
Su questo punto vorrei essere chiaro: non ci possiamo più permettere la duplicazione dei reparti.
Voi deputati della Commissione Sanità dell’Ars vi siete mai recati in un Pronto Soccorso della Sicilia? Siete a conoscenza del fatto che, in tanti casi, i pazienti rimangono in attesa per due o tre giorni per mancanza di posti letto?
I posti letto nei Pronto Soccorso mancano perché ci sono ancora ricoveri inappropriati.
Guardi che sta dicendo quello che dicevano i governanti siciliani di qualche anno fa quando penalizzavano la sanità pubblica.
E lo ribadisco: stando ai nostri dati, in Sicilia c’è ancora almeno un trenta per cento di ricoveri inappropriati. Eliminando questi ricoveri inappropriati si libereranno i posti per i Pronto Soccorso.
Parliamo della Commissione Affari istituzionali che ha bloccato cinque nomine ai vertici delle Aziende sanitarie e ospedaliere. E’ un fatto tecnico o politico?
E’ un fatto tecnico, nulla di politico. Nel passato le certificazioni di alcuni manager nominati si sono rivelate incomplete. Si vuole solo evitare che ciò si ripeta. Si tratta solo di una verifica dei requisiti. Tutti qui.
Anche perché sui requisiti l’attuale Governo ha fatto un po’ di confusione: basti pensare ai casi di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò, prima nominati e poi tenuti a bagnomaria un paio di mesi in attesa che diventassero non nominabili in forza di un Decreto nazionale entrato in vigore dopo che il Governo li aveva nominati…
Questa non è stata una storia edificante. Non so se i dottori Cantaro e Pellicanò hanno presentato ricorso al Tar Sicilia. Perché non escludo che possano eventualmente vincere il ricorso.
Ultima domanda sull’Ismett, il centro trapianti di Palermo. Questo Centro ha goduto di un intervento, da parte della regione, di circa 94 milioni di euro. Buona parte di questi fondi non giustificavano Drg (cioè prestazioni sanitarie effettuale), ma attività di studio e di ricerca. Nei giorni scorsi, da noi interpellato, l’onorevole Di Giacomo ha spiegato che non c’è alcun taglio per l’Ismett. Il Centro trapianti, in teoria, potrebbe continuare a usufruire dei 94 milioni di euro circa, a patto che li giustifichi come Drg.
Le sue precisazioni, onorevole Di Giacomo, hanno un po’ infastidito i vertici dell’Ismett?
Un po’ sì, se è vero che anno minacciato di querelarmi. Ma poi la querela non c’è stata.
Con tutto il rispetto per l’onorevole Di Giacomo, le sue considerazioni sui ricoveri inappropriati non ci convincono affatto. I ricoveri inappropriati, per definizione, non sono legati a un surplus di posti letto che qualcuno decide di riempire inappropriatamente. Al contrario, sono legati al fatto che ci possono essere delle decisioni cliniche che andrebbero riviste. Ma l’eliminazione di posti letto non andrà automaticamente a migliorare le capacità cliniche di chi, in questo momento, in Sicilia attuerebbe il 30 per cento di ricoveri inappropriati.
Anche questo dato, peraltro, andrebbe verificato scientificamente con chi lavora nei Pronto Soccorsi, visto che, ormai, secondo alcuni protocolli, i pazienti che non necessitano di ricovero rimangono in osservazione breve e poi vengono dimessi. E’ invece vero che, con l’attuale situazione dei posti, chi necessita di ricoveri appropriati rimane dalle 24 alle 72 ore in Pronto Soccorso in attesa di un posto letto. Facendo tutto quanto è a lui necessario da un punto di vista clinico, ma andando a rallentare le attività degli stessi Pronto Soccorsi, che sono nati per la stabilizzazione e lo smistamento dei malati.
In quali aree, poi, sarebbero previsti i tagli di posti letto? Diciamo questo perché le aree di tipo internistico (Medicina, Pneumologia, Cardiologia) sono quelle a cui vengono richiesti, in percentuale, il maggior numero di ricoveri in rapporto agli accessi di Pronto Soccorso.
Ricordiamo, infine – come ribadito ieri sera dalla Cgil medici – che in Sicilia, di fatto, i Pta (Punti territoriali di assistenza) sono carenti o non esistono. Così quando certi pazienti arrivano in Pronto Soccorso sono in uno stadio critico tale da richiedere il ricovero.
g.a.
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