«La Commissione europea ha deciso di cofinanziare la costruzione dell’ospedale San Marco e del Centro di eccellenza ortopedico di Librino». Questa la notizia che, dopo i tanti ritardi e i problemi legati alla sua costruzione, sembrava finalmente portare speranza per la concreta apertura del presidio ospedaliero nel quartiere periferico di Catania. «Il progetto – si legge in un lancio dell’Ansa pochi giorni fa – disporrà di 106 milioni di euro provenienti dal Fondo europeo di sviluppo regionale, pari al 75 per cento dell’intera somma approvata da Bruxelles». Una cifra considerevole, salutata come una boccata d’ossigeno, che a una prima lettura sembrerebbe arrivare dall’Europa nelle casse regionali.
Peccato però che le cose non stiano esattamente così. Come spiega Gaetano Chiaro, dirigente generale del dipartimento di Pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute, la tranche proveniente dall’Unione fa riferimento allo scorso Po-Fesr, quello 2007-2013, e sarebbe una sorta di rimborso per cifre già spese per la costruzione del nosocomio. «Il San Marco è stato approvato dalla comunità europea come grande progetto – spiega Chiaro – Le somme, già utilizzate, sono state riconosciute. Ciò significa che la copertura finanziaria è aderente alle linee guida comunitarie». Senza questo meccanismo, chiarisce il dirigente, «l’Unione avrebbe potuto togliere una quota per i prossimi finanziamenti».
Ma un secondo aspetto, di non poco conto, sembrerebbe dissonante con l’annuncio delle agenzie di stampa. Nel testo si fa infatti riferimento al Centro di eccellenza ortopedico di Librino, un progetto del 2003 che, però, è stato bloccato e mai portato a termine. L’ospedale infatti verrà inaugurato a febbraio prossimo, ma del centro non c’è traccia. «Se nel progetto avevamo previsto una struttura del genere – garantisce Chiaro – sicuramente verrà realizzata». Di parere opposto Riccardo Spampinato, rappresentante del sindacato medico Cimo, che parla chiaramente di «atto di furbizia».
«È come giocare a poker con sei assi – commenta Spampinato – Siamo contenti se riusciamo a farci finanziare la costruzione dell’ospedale anche senza il polo d’eccellenza. Peccato che, però, non c’è il personale per fare partire i servizi». In altri termini, secondo il sindacalista, «è come avere costruito un condominio senza avere inquilini». «È una vergogna – aggiunge – Continuiamo a sperperare il denaro pubblico per fare appalti e mai per creare posti di lavoro. Il dottor Cantaro – conclude il medico – si preoccupi di assumere i medici e gli infermieri necessari e non dei 106 milioni da rastrellare in sede europea».
Da parte sua Paolo Cantaro, direttore generale del policlinico Vittorio Emanuele, spiega la presenza della struttura di Ortopedia come una questione di «dizione dell’appalto». «Originariamente l’opera era prevista nel progetto – spiega Cantaro a MeridioNews – ma, dopo l’entrata in vigore della legge che ha cancellato i centri d’eccellenza, non si è più costruita. Tuttavia – conclude il dirigente – nel San Marco è previsto un numero importante di posti letto di Ortopedia e Rianimazione, che saranno infine circa novanta».
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