«Ci hanno bloccati, è uno schifo». Non usa mezzi termini Ugo Gravante, fondatore e presidente dell’associazione Chi ama la Sicilia, che fa volontariato per i bambini dell’ospedale Cervello da circa sette anni, tramite una convenzione pubblica. «A ottobre ho ricevuto una telefonata dall’edificio dove siamo ubicati, il padiglione D – spiega Gravante – Stavano spostando tutte le cose dell’associazione in un’altra stanza. Pensavo che ci avrebbero comunque messo nelle condizioni di ritrovare i nostri materiali e di svolgere la nostra attività. In realtà non è stato così». La sorpresa è tanta, infatti, quando al posto di una normalissima camera di 15 metri quadrati, i volontari ritrovano il proprio materiale stipato in un quello che a prima vista non sembrerebbe altro che uno sgabuzzino di sei metri quadri: «Giocattoli accatastati uno sull’altro, armadi scoperchiati, dappertutto documenti sparsi dell’ospedale, tappi di plastica e sedie rotte – racconta – Oltre a non esserci spazio, non c’è pulizia».
La reazione è tempestiva da parte dell’associazione, che cerca in ogni modo di ottenere una spiegazione a quell’improvviso trattamento. È «un problema di esigenza aziendale», risponde il dirigente dell’ospedale, quella stanza adesso deve essere assegnata a un medico. Ma da ottobre ad oggi rimane ancora sgombra. Alle pareti ci sono ancora gli stendardi e i certificati dell’associazione, unica traccia del passaggio dei volontari. Qualcuno li rassicura però, dice loro che si tratta solo di una soluzione temporanea, per tamponare, che presto saranno di nuovo ubicati in un luogo adatto a svolgere le loro attività per i piccoli pazienti del reparto. Ma oggi l’ospedale fa sapere che è proprio quella stanza di sei metri quadrati è «lo spazio definitivo» a loro destinato. «Non sono pochi i disagi che ci stanno creando – insiste Gravante – Mi vergogno di far vedere a chi ci sostiene e ci dona materiale per i bambini dove siamo stipati».
Ma alla catena di e-mail dirette al personale dell’ospedale, compreso l’ingegnere Gervasio Venuti, direttore responsabile della struttura, segue solo il silenzio. A nulla serve, per la causa dei volontari, l’aver cercato di mettersi in contatto anche con l’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi, che non riescono a rintracciare. «Reputo tutto questo una gravissima mancanza di rispetto – torna a dire – Purtroppo in questa città se non si fa un minimo di casino non si ottiene nulla». A gettare un alone di mistero sull’intera vicenda, poi, è l’insediamento, all’interno dello stesso padiglione dell’ospedale Cervello, di un’altra associazione di volontariato, Regalami un sorriso, che svolge le stesse identiche attività svolte dal team di Gravante. Il nuovo gruppo è composto sostanzialmente da dieci ex membri di Chi ama la Sicilia, che hanno abbandonato a maggio, ripresentandosi all’interno della struttura ospedaliera solo tre mesi dopo. «Ho paura che questa associazione non sia autorizzata a entrare in reparto, che le manchino le assicurazioni e la registrazione in Gazzetta ufficiale. Come sono entrati?», si domanda il presidente.
L’ospedale, dal canto suo, però rassicura i volontari, mettendo un deciso punto all’allarmismo. «La stanza che prima era ad uso dell’associazione sta per essere occupata, è in via di assegnazione – fanno sapere a MeridioNews – Si allude a una situazione che non esiste, perché non c’è nessun complotto, è stato assegnato un altro spazio in ogni caso. L’associazione non ha un’ipoteca sugli spazi dell’ospedale e soprattutto non c’è concorrenza fra le associazione, tutte sono le benvenute, nessuna esclude l’altra».
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