Orlando e la carica dei voltagabbana

Approfittando dell’ospitalità generosa di questo quotidiano online, offro ai lettori queste due brevi, ma meditate, riflessioni sulla cronaca politica di questi giorni. Comincio da una nota di costume, un modo di comportarsi che distingue il comportamento di molta gente. Parlo di un vecchio e consolidato vizio, quello di saltare sul carro del vincitore magari, facendo affidamento sulla proverbiale memoria corta dei Siciliani. A conferma di quest’assunto è sufficiente fare mente locale a quanto sta accadendo per le amministrative a Palermo.

Il carro ormai trionfale di Leoluca Orlando è ora assediato da Corifei osannanti che, fino a qualche giorno fa, erano intruppati fra coloro che dicevano peste e corna del futuro sindaco di Palermo. Niente di nuovo sotto il sole, bisogna rassegnarsi anche a questo. Quello a cui non ci si può e, a mio modo di vedere, non ci si deve rassegnare riguarda l’ascolto che questa gente potrebbe avere. Abbiamo, infatti, il timore che i voltagabbana, spesso non “sputtanati” per senso di pudore da chi ne avrebbe legittimo diritto, possano impadronirsi della preziosa preda arrivando perfino a occupare le file di chi fin dalla prim’ora ha sposato la causa di Luca.

Un timore che non riguarda lo stravolgimento di eventuali priorità personali, ben sapendo che l’unica priorità per la quale vale spendersi è il benessere della città, ma che riguarda proprio l’idea ed il progetto che ha indotto i cittadini ad accogliere con plebiscitario favore la scommessa formulata da Orlando. Di questo pericolo vorremmo mettere in guardia Leoluca Orlando, anche se siamo consapevoli che la sua esperienza politica motivata dall’impegno assunto con la città gli consenta di sfuggire ai richiami delle sirene interessate.

Mi pare, poi, giusto aggiungere ancora un’ulteriore riflessione per un’intelligenza delle vicende in atto e per sfuggire alle facili scorciatoie dettate da stati emotivi. Si è diffusa a Palermo l’idea che la vittoria di Orlando coinciderebbe con il trionfo di una nuova primavera, intendendo, con questo, una sorta di ritorno al passato sic et simpliciter senza tenere conto che da quel passato a cui, nostalgicamente, si fa riferimento, sono trascorsi molti anni. Molte cose, rispetto ad allora, sono cambiate a cominciare dal quadro di riferimento economico che, non ci stanchiamo di ripeterlo, è sconfortante. Credo, dunque, che chi pensa questo, sbagli e sbagli di grosso.

La storia ha le sue regole ed ogni esperienza si colloca nel suo tempo senza possibilità di ricorsi. Non aspettiamoci, dunque, nessuna primavera, non aspettiamoci di vedere riesumare modelli che continuano a vivere come fantasmi dell’età dell’oro nelle menti di chi è stato protagonista di quel tempo.

Ma, allora, bisogna abbandonarsi al pessimismo? Direi, piuttosto, che sia necessario essere realisti, non aspettarsi miracoli e comprendere le difficoltà in cui il sindaco di Palermo, dopo le disastrose esperienze del passato, si verrà a trovare avendo, tuttavia ben chiaro che, come viene da tutti riconosciuto capace di alimentare speranze, Orlando con la sua creatività, saprà costruire un percorso utile alla città, sottraendola all’innegabile provincialismo che l’ha condannata in questi ultimi anni, in un asfittico status di autoreferenzialità.

Pasquale Hamel

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