Operazione Cursor, la cocaina sull’asse Librino-Caltagirone Corrieri e acquirenti si incontravano nelle aree di servizio

Un flusso costante di cocaina che viaggiava sull’asse Librino-Caltagirone, passando dalla strada statale 417 Catania-Gela e da alcuni distributori di benzina utilizzati come punti d’incontro tra corrieri e acquirenti. A scoprire tutto, nell’ambito dell’inchiesta Cursor, sono stati i carabinieri della stazione di Caltagirone. Trentasette le persone indagate, di cui otto finite dietro le sbarre e altrettante agli arresti domiciliari. Due delle persone coinvolte, Cristian Savatteri e Daniele Liggieri, avrebbero inoltre arrotondato i soldi del reddito di cittadinanza spacciando droga. La misura di sostegno al momento è stata sospesa su richiesta del giudice per le indagini preliminari. 

«L’indagine copre l’arco temporale
tra marzo 2018 e aprile 2019», spiega in conferenza stampa il procuratore capo di Catalgirone Giuseppe Verzera. I carabinieri hanno monitorato almeno duecento cessioni di cocaina. A fornirla sarebbero stati alcuni grossisti attivi tra i quartieri Librino e Villaggio Sant’Agata, a Catania. «Il volume d’affari mensile era pari a circa 250mila euro. A differenza delle classiche piazze di spaccio – continua il procuratore – utilizzavano delle precauzioni». Tra queste la consegna a credito: gli spacciatori calatini si dirigevano a Catania, ordinavano il quantitativo e consegnavano il denaro. La contropartita in droga partiva due giorni dopo con lo scambio effettuato in un rifornimento – i titolari non sono coinvolti – della Catania-Gela. 

«Tutto ciò – spiega il procuratore – per evitare di dare nell’occhio e separare il flusso di denaro dallo stupefacente». Nei due quartieri del capoluogo etneo si incontravano domanda e offerta e «ogni settimana – spiegano gli inquirenti –
vi era un approvvigionamento di circa 100 grammi di cocaina». Tra i nomi di spicco dell’inchiesta il catanese, 49 anni, Giuseppe Costa Cardone. Identificato dagli inquirenti come «il principale trafficante». Ma gli inquirenti assicurano che «pur essendoci dei ruoli abbastanza definiti, gli stessi erano anche fungibili». E questo basta, almeno per il momento, per abbandonare la pista che porta alle ombre di Cosa nostra. Ma non è tutto. «Adesso ci saranno gli interrogatori di garanzia – conclude Verzera – anche se le indagini non finiscono qui perché auspichiamo nella collaborazione dei destinatari dei provvedimenti».

Durante le fasi dell’indagine le forze dell’ordine hanno sequestrato complessivamente circa 25mila euro in contanti, ritenuto il provento dell’attività di spaccio. Ritrovati pure due fucili e 48 cartucce di calibro diverso. 

Gabriele Patti

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