L’inchiesta aperta dalla Procura di Messina, che ha affidato le indagini alla Capitaneria di Porto, oltre a stabilire le cause della morte dei tre marittimi impegnati nelle operazioni di pulizia di una cisterna della nave ex Siremar, dovrà chiarire anche se siano state adottate tutte le disposizioni in tema di sicurezza sul lavoro. Pare infatti che nessuna delle tre vittime indossasse maschere antigas mentre si trovava nei locali sentina della nave Sansovino. Maschere che invece hanno utilizzato i vigili del fuoco quando hanno prestato i primi soccorsi sull’imbarcazione dopo che è stato lanciato l’allarme.
In attesa degli esami chimici sui reperti prelevati ieri dalla Sansovino e delle autopsie sui corpi delle vittime, il sospetto è che a causare la morte dei marittimi siano state esalazioni di acido solfidrico, una sostanza che si crea in seguito alla degenerazione del gasolio utilizzato come carburante sulle navi. L’acido solfidrico a basse concentrazioni ha un forte odore di uova marce, ma ad alte concentrazioni, e sarebbe questo il caso, non è percepibile all’olfatto perché inibisce i recettori del naso e, una volta inalata, blocca la respirazione.
A spiegare che tipo di precauzioni debbano essere adottate quando si effettuano simili ispezioni è Angelo Cardaciotto, segretario dei marittimi della Uil sui protocolli di sicurezza da seguire in questi casi. «Esiste un protocollo di sicurezza – sottolinea – che prevede l’aerazione delle casse nei locali sentina prima delle ispezioni. Successivamente si deve accertare la presenza di aria pulita con un segnalatore di ossigeno. Questi due dati devono essere portati all’attenzione del comandante che solo dopo può autorizzare l’ingresso in questi locali. I marittimi che accedono ai locali, anche dopo i due step precedenti, devono utilizzare caschi e maschere anti gas garantire la loro sicurezza». Ad accertare adesso se questi protocolli siano stati adottati sarà la magistratura. Sull’argomento è intervenuto anche il capo dell’ispettorato del Lavoro Gaetano Sciacca, che ha lanciato una proposta: «Occorre che ad effettuare i controlli su navi e cantieri sia un’unica autorità, evitando la frammentazione di competenze».
Al momento il fascicolo aperto dalla procura di Messina è contro ignoti. Il reato contestato è omicidio colposo plurimo. «Durante la notte appena trascorsa ci sono stati i primi interrogatori e i primi accertamenti tecnici», spiega la procuratrice aggiunta Giovannella Scaminaci, a capo del pool di magistrati che indaga. «Verificheremo che siano state applicate correttamente le normative sul lavoro e le norme sullo smaltimento dei rifiuti», conclude.
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