Bloccata da sei giorni a 30 miglia da Lampedusa, Open Arms lancia la sfida a Matteo Salvini e subito dopo annuncia un ricorso al tribunale dei minori di Palermo affinché intervenga disponendo lo sbarco dei 32 minorenni. Dalla nave dicono che se la situazione a bordo dovesse peggiorare e ci fossero «problemi seri» per i 121 migranti, «entreremo nelle acque italiane».
A stretto giro di posta, è arrivata la risposta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Si ricordino che
per loro le acque territoriali sono chiuse e siamo pronti a sequestrare la nave». La situazione a bordo è complicata, riferisce in un’intervista a Catalunya Radio il fondatore della ong catalana Oscar Camps: «Ci sono casi che necessitano di assistenza medica quotidiana e altri che hanno bisogno di assistenza psicologica costante per quel che hanno subito in Libia». E poi aggiunge la comandante della nave, Anabel Montes Mier: «Tra poco finiremo cibo e bevande e siamo preoccupati per lo stato psicologico di chi è a bordo, che peggiora di giorno in giorno a causa dell’incertezza di non sapere cosa accadrà loro. Stiamo resistendo, ma più tardi arriva una risposta e più la situazione peggiorerà».
Dalla ong parte anche
un’altra mossa: un ricorso al tribunale e alla procura dei minori di Palermo affinché dispongano lo sbarco dei minorenni e nominino dei tutori per quelli non accompagnati. «Faremo di tutto affinché le convenzioni internazionali, le normative, gli obblighi ed evidentemente anche i diritti di queste persone, vengano rispettati» dice il presidente Riccardo Gatti denunciando la «prepotenza e l’abuso istituzionalizzato» da parte dell’Italia e di Malta.
>Al momento, però,
Open Arms resta in mezzo al mare. Malta ha ribadito il suo no e l’unico segnale inviato dall’Italia alla nave è stato, nei giorni scorsi, la notifica del divieto di ingresso firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Il leader del Carroccio poi ribadisce la linea dura, forte dell’approvazione del decreto sicurezza bis che prevede fino a un milione di euro di multa e il sequestro immediato delle navi che violano i divieti.
Come e quando si sbloccherà la situazione non è ancora chiaro. Anche perché non è neanche scontato che possa approdare in Spagna, nonostante la disponibilità data dai sindaci di Valencia e di Barcellona. La macchina dell’accoglienza spagnola è già sotto pressione visto che, nell’ultimo anno, gli sbarchi sono stati più di quanti siano stati gli arrivi in Italia e a Malta.
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