Ong trova madre e figlio morti e salva una donna Deputato a bordo: «I libici li hanno abbandonati lì»

Piuttosto, la morte. Sembra sia quello che hanno pensato le due donne che la guardia costiera libica avrebbe abbandonato in mare aperto, distruggendo l’imbarcazione su cui viaggiavano insieme ad altre 158 persone, soccorse e riportate indietro. È l’immagine della disperazione assoluta, quella postata qualche ora fa dal deputato di Liberi e Uguali, Erasmo Palazzotto, a bordo di una nave della Ong Open Arms, che questa mattina ha recuperato i corpi di una donna e un bimbo di circa quattro anni morti in mare e tratto in salvo una donna ancora in stato di choc.

«Questo è quello che fa la guardia costiera libica quando effettua un salvataggio umanitario – ha scritto Palazzotto sui propri profili social, postando l’immagine dei due cadaveri -. Quando siamo arrivati stamattina abbiamo trovato una delle due donne ancora viva, mentre non c’era più niente da fare per l’altra donna e per il bambino. Non dimenticherò mai questa mattina a bordo della Open Arms, dove i volontari hanno rischiato la loro vita per soccorrerne altre. Caro Matteo Salvini e caro Marco Minniti, di questi brutali assassini siete responsabili voi, con i vostri accordi e il vostro cinismo. Adesso mi aspetto che l’Italia faccia la sua parte per prestare soccorso a questa donna sopravvissuta che ha urgente bisogno di cure mediche. Sperando che almeno stavolta, davanti all’omicidio di una donna ed un bambino il ninistro Salvini abbia la decenza di tacere».

Raggiunto telefonicamente da MeridioNews, Palazzotto, molto provato, racconta i dettagli di quanto accaduto. «Ieri intorno a mezzogiorno – dice – è stato intercettato un mercantile che segnalava un gommone in mare. Sinceramente non abbiamo capito se gli era stato indicato dalla Guardia Costiera italiana o meno, in ogni caso si trovava in acque di competenza libica. Da mezzogiorno fino alle 22, nonostante le ripetute chiamate, non c’è stata alcuna risposta da parte della guardia costiera libica, noi ci trovavamo a circa 20 miglia dal gommone. Alle 22 circa è stato comunicato che stava partendo una motovedetta libica. Quando stamattina siamo arrivati nella zona dove era stato localizzato il gommone, abbiamo trovato soltanto i resti, insieme ai due cadaveri. Quello che pensavamo fosse un terzo cadavere era, era in realtà una donna ancora viva che abbiamo tratta in salvo. Adesso è a bordo della Open Arms, il bambino era morto da qualche ora, l’altra donna era morta ancora prima. Ma la cosa più tragica è che abbiamo motivo di ritenere che i libici abbiano distrutto il gommone. Del resto, non c’erano condizioni di mare per cui si potesse distruggere così. Sono dei criminali».

A ricostruire l’esatta dinamica per cui le tre persone si trovassero ancora in mare potrà essere la donna tratta in salvo, a cui il personale a bordo di Open Arms sta prestando le prime cure mediche, ma che si trova in evidente stato di shock. La donna si chiama Josephine, viene dal Camerun ed è rimasta due giorni in mare attaccata ad un pezzo di legno prima che i volontari di Open Arms la salvassero, ha ricostruito Annalisa Camilli, una giornalista di Internazionale che si trova a bordo della nave della ong spagnola. «Adesso – conclude Palazzotto – stiamo navigando verso Lampedusa che è il porto più vicino. Attendiamo indicazioni per sapere se l’Italia sia disposta ad accogliere o meno questa donna sopravvissuta all’inferno».

Intanto all’ansa fonti del Viminale affermano che la versione diffusa dalla Ong Proactiva Open Arms, secondo la quale vi sarebbe stata un’omissione di soccorso da parte dei libici che ha provocato la morte di una donna e di un bambino abbandonati tra i resti di un gommone, «è una fake news, nelle prossime ore – continuano – verrà resa pubblica la versione di osservatori terzi che smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza».

Miriam Di Peri

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