«È stato un meeting costruttivo». Questo il commento di Moas, l’organizzazione non governativa maltese che ieri ha partecipato a Roma a un incontro voluto dal ministero degli Interni sul codice di condotta che dovrà essere adottato da tutte le Ong che operano nel Mediterraneo, nell’ambito delle attività di ricerca e soccorso (Sar).
A prendere parte al colloquio per Moas c’era Christopher Catrambone, l’uomo che con la moglie Regina ha fondato la Migrant Offshore Aid Station dopo la tragedia dell’ottobre 2013, quando a largo di Lampedusa morirono quasi 400 persone. «Speriamo di poter continuare a discutere in maniera dettagliata del codice di condotta – ha dichiarato Catrambone -. È positivo che il governo Italiano sia aperto a discutere l’argomento con le Ong, e Moas affronterà i prossimi incontri con lo stesso spirito di aperta collaborazione che da sempre ci contraddistingue».
La prossima tappa è fissata per venerdì, quando è in programma un secondo incontro. Per quella occasione le organizzazioni potranno presentare per iscritto le proprie richieste di chiarimento al Viminale. «Ci auguriamo che il governo ascolti le posizioni che saranno presentate da ogni Ong e possa prenderle in considerazione per modificare la versione iniziale del codice», si legge in una nota di Moas.
Sulle nuove norme che, nella versione immaginata dal ministero guidato da Marco Minniti, prevedono il divieto di entrare in acque libiche, effettuare trasbordi di migranti da una barca all’altra, di usare segnali luminosi, ma anche l’obbligo di rendere note alle autorità italiane le fonti di finanziamento e quello di dare informazioni utili ai fini di eventuali indagini, ha espresso diverse perplessità Oscar Camps, fondatore della Ong spagnola Proactiva Open Arms. «Che questo codice venga venduto come una grande soluzione, un grande successo e un grande lavoro, è in realtà un grande inganno, propaganda politica ed elettorale», ha dichiarato Camps nel corso di un’intervista a MeridioNews.
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