Omicidio Scarso, condanna a 17 anni per Tranchina Il 23enne è accusato di avere dato fuoco all’anziano

È stato condannato in Appello a 17 anni di carcere, come aveva chiesto il pubblico ministero, per omicidio il 23enne siracusano Andrea Tranchina. Il giovane è accusato di avere aggredito nel sonno e dato alle fiamme l’80enne Giuseppe Scarso, per tutti don Pippo. Dopo due mesi dall’episodio, avvenuto la notte tra l’1 e il 2 ottobre del 2016 a Siracusa, l’anziano era morto all’ospedale Cannizzaro di Catania a causa delle ustioni riportate.

Tranchina era già stato condannato, in primo grado dalla corte d’Assise di Siracusa, a 20 anni di reclusione per omicidio. L’imputato la notte dell’aggressione era insieme al suo amico Marco Gennaro (23 anni), già condannato dalla corte d’Assise d’Appello di Catania a sedici anni di reclusione. Un terzo amico, Sebastiano Amorelli, è stato accusato solo di stalking – e condannato dal gup a quattro mesi – perché non avrebbe partecipato quella sera alla spedizione contro l’anziano ma sarebbe stato presente negli episodi precedenti del 28 e del 30 settembre.

L’anziano, un fruttivendolo ambulante ormai in pensione, era già stato vittima di altri episodi di bullismo da parte degli stessi ragazzi. Era stato il nipote Salvo Scarso a raccontare a MeridioNews che quella notte «mio zio non li ha nemmeno sentiti entrare in casa perché, di solito, porta un apparecchio acustico che però la sera toglie prima di andare a dormire». L’allora procuratore capo Francesco Paolo Giordano aveva parlato di «un atto di bullismo, di criminalità estemporanea nata quasi come un gioco». Furono le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza di un distributore di benzina di via Grattasanta a dare agli inquirenti i primi indizi per risalire all’identità dei ragazzi che erano incensurati. La svolta era poi arrivata con le dichiarazioni di un terzo ragazzo che, interrogato in questura, aveva raccontato gli episodi.

Anche Tranchina, ritenuto il responsabile materiale dell’aggressione per avere dato fuoco all’anziano, aveva poi collaborato durante la fase delle indagini. L’anziano è poi deceduto per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute in conseguenza all’aggressione subita quella notte. Mentre dormiva, l’avrebbero cosparso con del liquido infiammabile e per poi dare fuoco provocando ustioni di secondo e terzo grado su varie parti del corpo, dal cuoio capelluto al collo fino alla spalla sinistra. Il decesso arrivò in seguito a uno shock settico e a una sindrome da grave infezione polmonare

Marta Silvestre

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