Da Natale a Santo Stefano. Tanto è durata la confessione dell’assessore allo Sport, al Turismo e allo Spettacolo del Comune di Palagonia Antonino Ardizzone in merito all’uccisione di Francesco Calcagno avvenuta più di quattro anni prima come vendetta per avere ammazzato il consigliere comunale Marco Leonardo. Per il concorso in questo omicidio, il componente della giunta della cittadina in provincia di Catania ieri è stato arrestato dai carabinieri e portato in carcere. A nulla è valso il tentativo di ritrattare che agli inquirenti, sin da subito, non è apparso del tutto spontaneo. È il 15 dicembre 2021 quando l’assessore telefona ai carabinieri di Palagonia e dice di temere per la propria incolumità e di avere urgente necessità di parlare con loro. Subito ascoltato, viene convocato per il giorno dopo per essere interrogato dal pubblico ministero: è alla presenza del suo avvocato che si autoaccusa di avere avuto un ruolo nel delitto di Calcagno raccontando tutta la dinamica e facendo anche i nomi e i cognomi delle altre persone coinvolte. L’indomani, però, al pm arriva una breve nota con cui Ardizzone ritratta tutte le dichiarazioni rese il giorno prima e manifesta la volontà di recedere dal collaborare con la giustizia.
Più che un passo indietro, proprio un passo in un’altra direzione compiuto a meno di 24 ore. In questo lasso di tempo, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, determinante sarebbe stata una telefonata ricevuta da Ardizzone da parte di un suo familiare la sera stessa dell’interrogatorio, che è stata intercettata. Durante la conversazione, il parente cerca in tutti i modi di convincerlo a ritrattare le dichiarazioni fatte al pm ribadendo più volte che la famiglia lo avrebbe lasciato da solo in un eventuale percorso di collaborazione. Così, l’assessore ritratta tutto. Ardizzone aveva ammesso di essere stato lui ad aiutare un fratello del consigliere Leonardo a trovare un killer per uccidere Calcagno e, per questo, di essersi rivolto ad alcuni noti stiddari. Gli stessi che in diverse occasioni, tramite le loro capacità di intimidazione, lo avevano aiutato a recuperare delle somme usuraie che aveva prestato non solo nel suo paese ma anche a Canicattì, la cittadina in provincia di Agrigento dove la Stidda è attiva.
La ricostruzione dell’assessore, prima ai carabinieri e poi al pm, era partita dal 5 ottobre del 2016: il giorno in cui il consigliere Leonardo viene ucciso dentro un bar da Calcagno. Arrestato quello stesso giorno, viene portato nella casa circondariale di Caltagirone. Poi, dopo un periodo di arresti domiciliari a Rovigo (in Veneto), Calcagno dal marzo del 2017 viene liberato per revoca della misura cautelare e torna a Palagonia. Lì, in un terreno di sua proprietà, poco più di cinque mesi dopo viene ucciso a colpi di arma da fuoco. In poco tempo i carabinieri individuano nel noto pregiudicato originario di Licata (Agrigento) Luigi Cassaro l’esecutore materiale. A incastrarlo c’è un cappellino con la visiera sporco di sudore che i militari trovano sul luogo del delitto. Era stata poi la moglie della vittima a raccontare i rancori, le minacce e le intimidazioni subite da lei e dal marito da parte di alcuni familiari di Leonardo sia di persona che attraverso i social. C’è l’esecutore materiale ma manca tutto il resto che, a distanza di più di cinque anni, è Ardizzone a ricostruire per poi ritrattare la sua confessione provando ad attribuirla all’uso di psicofarmaci.
Dopo la ritrattazione, è lo stesso familiare che lo avrebbe convinto con quella telefonata a proporre di architettare un ricovero ospedaliero ad hoc o di produrre una documentazione medica per attestare una sua patologia psichiatrica. La dottoressa dell’assessore ha raccontato agli inquirenti di non avere mai prescritto al suo paziente farmaci antidepressivi e di non avere nessuna notizia del fatto che soffrisse di problemi di natura psicologica o psichiatrica né che fosse in cura da altri specialisti. Il giorno dopo Natale Ardizzone, preoccupato anche di quello che in paese si sarebbe detto di lui, avrebbe provato a togliersi la vita senza, però, metterla davvero mai stata a rischio. Classe 1976, Ardizzone è stato eletto consigliere comunale nel 2017 con la lista di Sicilia Futura; poi nominato assessore nel 2020, per un periodo, era transitato nella Lega Salvini premier. Per la gip Giuseppina Montuori «appare evidente che il delitto abbia una matrice mafiosa nel senso di essere stato commesso anche al fine di agevolare il clan della Stidda consentendo di estendere l’attività criminale di matrice mafiosa anche sul territorio di Palagonia».
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