Colpo di scena nell’aula della seconda sezione penale della Corte d’assise d’appello, dove questa mattina il giudice Biagio Insacco, che avrebbe dovuto pronunciare la sentenza in merito al processo a carico di Natale Romano Monachelli, si è presentato con un’ordinanza e la precisa richiesta di risentire alcuni testi. Sembra così allontanarsi ancora una volta la conclusione del processo contro l’unico imputato per l’omicidio del fratello Filippo e della cognata Elena Lucchese, uccisi a colpi di pistola nel 1994 e poi ritrovati carbonizzati a bordo di un furgoncino sul lungomare di Villagrazia di Carini. A dover essere risentiti in qualità, questa volta, di testi assistiti saranno i collaboratori di giustizia Maurizio Spataro e Vito Galatolo, già ascoltati in passato pubblica udienza come imputati per reato connesso. Richiesta avanzata dal presidente di corte per sanare un contrasto e sistemare una questione procedurale ed eventuali problematiche che sarebbero potute sorgere in Cassazione. Spataro, presente in aula, e Galatolo collegato in videoconferenza, avrebbero dovuto essere sentiti oggi stesso.
Ma con la stessa ordinanza la Corte ha chiesto anche di risentire Erika, l’ex compagna dell’imputato, la prima ad accusarlo del duplice delitto e a innescare la macchina processuale. «C’è una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che ha disposto in particolare che nel caso di sentenza di assoluzione in primo grado e sentenza di condanna in appello sugli stessi atti, il giudice d’appello per condannare deve risentire i testi del primo grado», spiega l’avvocato Lorenzo Marchese, che assiste Maria Correra, madre di Elena e parte civile nel processo. «Probabilmente – continua l’avvocato Marchese – la Corte, volendo sentire Erika, si vuole blindare da un eventuale giudizio di nullità della Cassazione». È a questa ulteriore richiesta che gli avvocati difensori Angelo Barone e Salvatore Pirrone, presi evidentemente alla sprovvista, hanno chiesto un termine a difesa, negato però dal collegio giudicante. Da qui la decisione di rinunciare al mandato difensivo.
Ed ecco che quella che avrebbe dovuto essere l’ultima attesa per conoscere la sentenza sul caso, si è trasformata in quella per conoscere il nuovo avvocato, nominato d’ufficio. Non si fa attendere troppo, è il legale Domenico Lo Cascio, che ha accettato formalmente l’incarico chiedendo a sua volta un termine a difesa – questa volta accordato – per poter studiare le carte del caso. Avrà tempo fino ai primi di aprile, quando verranno riascoltati i pentiti Spataro e Galatolo. Disposto anche l’inoltro della rogatoria internazionale all’autorità giudiziaria svedese per poter ascoltare in videocollegamento Erika. Il clima in aula, dove il grande assente è proprio Natale Romano Monachelli, presente a tutte le precedenti udienze, è rimasto teso fino alla fine.
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