Omicidio Loris, Panarello condannata a trent’anni Procura valuterà il reato di calunnia verso il suocero

Il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Ragusa, Andrea Reale, non ha fatto sconti a Veronica Panarello e ha accolto la richiesta dell’accusa condannando la mamma di Santa Croce Camerina a trent’anni di carcere per il reato di omicidio e occultamento di cadavere. 

Quello di ieri è stato un dibattimento molto lungo e ricco di tensione. Francesco Villardita, il difensore di Panarello, accusata dell’omicidio del figlio di otto anni, nell’arringa finale ha puntato tutto sull’assenza di prove. «Sono stato l’unico oggi – ha detto a termine dell’udienza, prima che arrivasse la sentenza – a parlare di dinamiche, per il resto si è incentrato il dibattimento sulle perizie psichiatriche e sulla consulenza di parte per dimostrare che non c’era l’incapacità di intendere e di volere». 

Secondo l’avvocato, la Procura non ha mai fornito la prova al di là di ogni ragionevole dubbio e nemmeno un movente, per tale motivo ha chiuso il dibattimento chiedendo l’assoluzione per la sua assistita perché il fatto non sussiste. «In questo processo – ha dichiarato Villardita -, in qualità di difesa, abbiamo fatto uno sforzo notevole perché nel processo penale la prova certa di responsabilità la deve offrire l’accusa, noi abbiamo cercato di fare, in un certo senso, difesa e accusa fornendo la prova di un fatto e l’impossibilità della commissione del fatto da parte di una sola persona. Il legale di Panarello, oltre all’assenza della prova, ha contestato i tempi dell’omicidio: secondo Villardita, la sua assistita avrebbe dovuto commettere il delitto in 13 minuti dato che alle 9:03 era al telefono con il marito e alle 9:23 è uscita dal garage, cosa alquanto improbabile.

Per il Gup però è stata proprio la donna a commettere il delitto del figlio, anche se ha escluso la premeditazione. Reale ha ritenuto anche di inviare le carte in Procura perché si valuti di agire nei confronti di Panarello per il reato di calunnia nei confronti del suocero, Andrea Stival, accusato dalla nuora di aver ucciso il nipote perché avrebbe scoperto la storia d’amore del nonno con la madre. 

Quando il giudice ha letto la sentenza, la donna è scoppiata in un pianto straziante, mentre impassibile è rimasto il marito, Davide Stival, che secondo il suo legale, Daniele Scrofani, non avrebbe proferito parola dopo aver ascoltato l’esito della sentenza, ma di averla attesa con molta tensione e agitazione. «Noi – ha dichiarato Scrofani subito dopo la lettura della sentenza – abbiamo ritenuto sin da subito che la signora Panarello fosse responsabile, ci aspettavamo quindi che il giudice potesse accogliere la richiesta dell’accusa».

Per Andrea Stival, invece, la sentenza è stata una vera e propria liberazione. «Questa decisione – ha affermato l’avvocato Biazzo – significa giustizia per il piccolo Loris, ma anche per il mio assistito che oltre al dolore per la perdita del nipote, ha dovuto subire delle accuse infamanti. Le dichiarazioni di Veronica Panarello erano false e calunniose». Secondo il legale bastava attenersi agli atti processuali per capire che tra il suo assistito e la nuora non ci fosse nessuna tresca amorosa e che il movente indicato dalla donna appariva sin dall’inizio inverosimile. «Quella avanzata dalla Panarello nei confronti del suocero – ha detto ancora il legale – è una accusa gravissima di cui risponderà in giudizio». Per Biazzo questo processo non aveva bisogno nemmeno di trovare un movente, «perché le prove documentali, concrete e reali, non lasciavano alcun dubbio».

Diversa, ovviamente, la reazione di Villardita che all’uscita dal Tribunale ha manifestato tutta la sua indignazione per una decisione che reputa ingiusta. «Non condivido questa sentenza, ma aspettiamo le motivazioni per presentare l’appello». Il sostituto procuratore, Marco Rota, ha ammesso che la vicenda, comunque, presenta ancora dei lati oscuri che solo Veronica Panarello potrà chiarire. Per il medico legale, Giuseppe Iuvara, la donna sarebbe stata capace di caricare sola Loris che «pesava poco più di due borse d’acqua». 

In discussione sono stati messe anche le perizie psichiatriche di parte disposte dal difensore di Panarello: secondo il legale di Davide Stival queste perizie sono state adattate di volta in volta alle nuove versioni di Veronica.

Carmelo La Rocca

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