«Ora ci facemu livari u babbiu». Sarebbero state queste le parole del boss di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo, appena venuto a sapere del piano di Felice Orlando. Quello di uccidere suo figlio Sandro per controllare da solo lo Zen. Sarebbe questo il motivo scatenante che avrebbe portato al suo omicidio, il 17 novembre 1999. E per il quale è partito oggi un nuovo processo che vede sul banco degli imputati il 57enne Gaspare Di Maggio, di Cinisi, e il 62enne Vincenzo Pipitone, di Torretta. Dovranno rispondere all’accusa, rappresentata dal pm Roberto Tartaglia, di aver fatto parte del commando che quella sera uccise il macellaio punito da Cosa nostra.
Un’accusa che si basa da un lato sulle primissime indagini effettuate all’epoca, che fornirono input interessanti per le successive investigazioni; dall’altro, sulle dichiarazioni di quattro pentiti, due dei quali si sono autoaccusati del delitto. Sono Gaspare Pulizzi, mafioso di Tommaso Natale che racconta dell’omicidio nel 2006, e Antonino Pipitone, boss della famiglia mafiosa di Carini, che invece inizia a parlare alla fine del 2016. Mentre gli altri due pentiti non avrebbero direttamente partecipato all’omicidio ma sarebbero venuti a conoscenza di alcuni dettagli, uno fra tutti il movente. Sono i primi due a fare il nome anche di Pipitone e Di Maggio, adesso sotto processo. «Non si può trarre certezza alcuna dalle dichiarazioni dei pentiti – sostiene però la difesa dei due -, chiedo piuttosto che vengano sentiti nel corso del dibattimenti i due imputati».
Il piano, secondo quanto ricostruito fino ad oggi, era semplice ma ben studiato attraverso numerosi sopralluoghi per studiare il luogo del delitto ma anche la vittima, conosciuta fino a quel momento solo in fotografia. L’agguato sarebbe avvenuto nella macelleria dove lavorava Orlando, allo Zen, cogliendolo di sorpresa. Tre le auto a disposizione dei sicari mandati dai Lo Piccolo: nella prima ci sarebbe stato Pulizzi, seguito a ruota da Antonino Pipitone, con Gaspare Di Maggio e Freddy Gallina, in carcere negli Stati Uniti. Infine, nella terza ci sarebbero stati Vincenzo Pipitone e Angelo Conigliaro, ormai deceduto. A fare irruzione dentro al negozio aprendo il fuoco, secondo i racconti dei pentiti, sarebbero stati Di Maggio e Gallina, che se ne vanno lasciandosi dietro il cadavere crivellato di Orlando. Una volta in strada i killer si sarebbero sbarazzati delle tre auto.
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