Omicidio Carini, figlia accoltella il padre  Sfogo su Facebook: «Stefy è giù di morale»

«Stefy è giù di morale»Tre giorni prima di uccidere il padre, Stefania Bologna, affidava a Facebook il suo stato d’animo. Il social network era diventato per lei la finestra sul mondo, l’unico punto di contatto con una realtà da cui, sempre più, spesso si sentiva esclusa. Il 14 novembre poco dopo le 9.30 del mattino aveva aggiornato la sua foto del profilo: un emoticon che esprimeva malinconia e uno status: Stefy è triste. Colpa forse delle continue liti con il padre, Francesco, 70 anni, operaio in pensione dei Cantieri navali, che a quella figlia ormai grande e senza un lavoro, rimproverava le troppe ore passate davanti al pc. «Sono triste e ce l’ho con i miei genitori. Non mi lasciano mai in pace» aveva confessato la 38enne a una parente il giorno precedente la tragedia. 

Nella casa in corso Garibaldi la famiglia Bologna si era trasferita da poco tempo. Padre, madre e figlia, perché gli altri due fratelli di Stefania vivevano altrove. Dopo aver lasciato lo Zen, erano andati a vivere nelle case popolari, ma qui Stefania aveva tentato il suicidio gettandosi dal balcone. Da qui la decisione di trovare una nuova sistemazione. Pensavano forse che un nuovo ambiente avrebbe aiutato la loro Stefania, da tempo in cura e con una storia di depressione alle spalle. Ma la nuova sistemazione non aveva portato benefici. Le ore trascorse davanti al pc erano rimaste uguali. Troppe per il padre. Su Facebook postava i suoi risultati a Poker Texas Italia e scriveva: «Se chiedo chip e come fare un reato ma se chiedesi di far sesso gli uomini sono tutti lì a scrivere andate a fan… grz». 

Un rapporto intenso con il web. Così le liti e i rimproveri erano proseguiti con cadenza quotidiana. A confermarlo ci sono anche i racconti di alcuni vicini di casa. «Nelle ultime settimane abbiamo sentito di frequente liti furibonde. Certo, però, non potevamo immaginare che finisse in tragedia». «Il padre era una bravissima persona, così come la madre, sempre gentile – racconta un altro -. So che avevano qualche problema con la figlia, che voleva essere più libera. Penso che a causa delle condizioni di salute della ragazza cercavano di controllarla un po’ e questo poteva generare delle tensioni in famiglia». Persone discrete secondo molti commercianti della zona, che della famiglia non avevano mai sentito parlare. «Veniva spesso a comprare la ricarica, una ragazza gentile e tranquilla» dice il titolare di un tabacchi, ancora incredulo. 

Una tranquillità, però, che per i magistrati nascondeva un odio profondo nei confronti del padre. «Era molto decisa – hanno spiegato gli investigatori – Alla base del gesto c’è un odio profondo nei confronti del genitore. Adesso spetterà capire cosa c’è dietro». Nel corso del lungo interrogatorio davanti al pm Pierangelo Padova Stefania non avrebbe manifestato nessun rimorso per quanto fatto. Toccherà all’autopsia, che sarà eseguita nelle prossime ore, chiarire quanti sono i colpi sferrati con un coltello da cucina lungo 20 centimetri che hanno causato la morte del pensionato. Almeno tre sarebbero stati sferrati all’altezza del busto. Una furia omicida a cui ha assistito inerme la madre, ricoverata in stato di choc all’ospedale di Partinico. A chiamare i soccorsi è stata lei, ma il personale del 118 giunto sul posto non ha potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Ferito a morte al culmine dell’ennesima lite. L’ultima discussione che la mente fragile di Stefania non ha retto. Adesso per lei si sono spalancate le porte del carcere Pagliarelli con l’accusa di omicidio volontario. «Chi l’avrebbe mai detto, sembrava una persona così gentile» dicono adesso i commercianti della zona. Quei pochi per i quali Stefania non era un fantasma.

Rossana Lo Castro

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