La corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo inflitta in appello al boss Nino Madonia per l’omicidio di Sebastiano Bosio, il medico assassinato il 6 novembre del 1981 a Palermo da Cosa nostra. In primo grado il capomafia, ritenuto il mandante del delitto, era stato assolto. In secondo grado l’accusa era stata sostenuta dal procuratore generale Nico Gozzo. Madonia deve inoltre risarcire le parti civili: la moglie e la figlia della vittima e l’Ordine dei medici di Palermo. La liquidazione del danno sarà disposta in sede civile ma il collegio d’appello dispose una provvisionale di 400 mila euro complessivi.
Il processo a Madonia è iniziato nel 2011 dopo la richiesta di rinvio a giudizio dell’ex pm della Dda Lia Sava, avanzata a seguito della perizia dei carabinieri del Ris sui proiettili utilizzati dai sicari. L’arma che fu usata per uccidere Bosio, una calibro 38, sarebbe infatti la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata dal killer per uccidere due meccanici della borgata palermitana Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici.
Per quel duplice omicidio Madonia era stato condannato. Sul movente dell’agguato i pentiti hanno fornito diverse versioni: dalle vendetta per l’intervento chirurgico mal riuscito fatto dal medico a un mafioso, al rifiuto della vittima, che lavorava in ospedale, a chiudere un occhio davanti ad appalti truccati nella sanità.
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