«Ritengo che la convalida dell’arresto sarà confermata ma abbiamo chiesto alla giudice per le indagini preliminari Loredana Pezzino che la detenzione cautelare possa avvenire in una comunità protetta, come quella dell’Opera Cenacolo Cristo Re di croce al vallone o agli arresti domiciliari». È questa la richiesta avanzata da Luigi Cuscunà, avvocato di Enza Ingrassia (foto), la casalinga di 63 anni, di Biancavilla accusata dell’omicidio del marito Alfio Longo di 67 anni. Sulla questione Pezzino prenderà la decisione nella mattinata di lunedì.
Chiediamo la detenzione in una comunità protetta
L’udienza di convalida durata oltre tre ore si è tenuta dentro il carcere di piazza Lanza, dove la donna è in stato di fermo. Enza Ingrassia ha risposto alle domande alla presenza della magistrata titolare delle indagini Raffaella Vinciguerra. «La mia assistita ha confessato – spiega l’avvocato Cuscunà – e quindi non può inquinare le prove, non c’è neppure pericolo di fuga o la possibilità che possa reiterare il reato». Il legale ha inoltre sottolineato che la donna non sapesse nulla della presenza in casa di armi e droga. Elemento che dimostrerebbe «come vivesse con un uomo dal doppio volto».
L’avvocato ha sottolineato il clima di presunte vessazioni e maltrattamenti che la casalinga avrebbe subito negli ultimi quarant’anni. «Per recuperare il suo matrimonio in crisi si era rivolta anche a un consultorio familiare del paese e lo aveva confidato a padre Carmelo, il prete del gruppo di preghiera Ecco tua madre che frequentava». Le violenze sarebbero iniziate sin da subito da quando i due coniugi vivevano in Germania per motivi di lavoro. In questo contesto la donna avrebbe subito due aborti provocati dal marito.
«La mia cliente è molto provata e turbata – ha proseguito l’avvocato Cuscunà – sta collaborando con la magistratura. Anni di maltrattamenti hanno minato la signora Ingrassia. Non è vero che non ha mai denunciato le violenze: 18 anni addietro per ben due volte si era recata al pronto soccorso dell’ospedale di Biancavilla per fare ricorso alle cure dei medici e lo dimostreremo richiedendo una copia di quell’intervento. Aveva l’intenzione di divorziare dal marito, ma lui la bloccava sempre dicendole “tu di qui non ti muovi“, Ha subito – conclude l’avvocato – violenze e vessazioni esplodendo alla fine in quel gesto estremo».
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