Un tentativo di furto finito male ha portato alla morte di Giuseppe Dainotti, 25enne già noto alle forze dell’ordine, residente nel quartiere catanese di Librino. Il giovane, in passato arrestato per spaccio droga, è stato trovato senza vita in un fossato lungo la strada statale 284 in contrada Pulica, territorio di Adrano. Il corpo è stato rinvenuto poco prima delle 7 da un 36enne del posto, custode dell’autolavaggio lì accanto.
A condurre le indagini sono adesso gli agenti del commissariato di polizia di Adrano, diretto dal vice questore aggiunto Giuseppe Emiddio, presenti sul luogo del ritrovamento assieme gli uomini della squadra mobile di Catania. Dainotti presentava una ferita di arma da fuoco allo stomaco. È stato il medico legale Giuseppe Ragazzi ad effettuare una prima ispezione sul cadavere. Il corpo del giovane era rigido: probabilmente Dainotti ha trovato la morte qualche ora prima del suo ritrovamento, più o meno intorno alle 2 e 30 del mattino. Accanto al cadavere è stato rinvenuto un cappuccio, probabilmente usato dalla vittima durante il tentativo di furto. La salma è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania dove, nelle prossime ore, il medico legale incaricato dalla procura etnea dovrà effettuare l’autopsia.
Le indagini della polizia si sono estese all’interno dell’autolavaggio, dove i poliziotti hanno trovato effrazioni sul macchinario self service dell’autolavaggio: qualcuno aveva provato a trafugare le monete lì contenute. Forse lo stesso Dainotti, giunto sul posto a quanto pare con uno o più complici. Al vaglio degli inquirenti ci sono così le registrazioni del sistema di videosorveglianza del posto. Nell’area di pertinenza dell’attività commerciale non sarebbero stati trovati bossoli, né vicino al cadavere è stata rinvenuta alcuna arma.
Al vaglio dei poliziotti di Adrano, così, c’è anche la posizione del custode. All’interno del furgone che l’uomo ha utilizzato per recarsi al commissariato di viale della Regione e dare l’allarme, sarebbero state rinvenute due pistole detenute illegalmente. Da una prima analisi sembra che nessuno delle due armi abbia sparato. Ci sarebbero poi delle incongruenze nella ricostruzione dell’accaduto. Le indagini della polizia sono dirette anche a individuare i possibili complici della vittima, con molte probabilità giunti sul posto con un autovettura.
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