«Un modus operandi funzionale ad alimentare favoritismi e illegalità diffusa». Parole come macigni. Sono quelle utilizzate dal prefetto Claudio Sammartino per descrivere l’attività amministrativa che avrebbe contraddistinto il Comune di Misterbianco, sciolto per mafia a settembre scorso, dopo diversi mesi di attività ispettiva da parte dei funzionari inviati dal ministero dell’Interno. Tutto è cominciato con lo scandalo dell’inchiesta antimafia Revolution bet di novembre 2018. La stessa che ha messo nei guai l’allora vicesindaco, finito indagato, Carmelo Santapaola. Un crescendo di ombre, sintetizzate nel documento della prefettura, in cui si susseguono una dietro l’altra le tirate d’orecchio al comando dei vigili urbani e all’amministrazione fino a qualche tempo fa guidata dal sindaco Nino Di Guardo.
Sfogliando le pagine c’è spazio anche per una sonora smentita proprio nei confronti del primo cittadino. Per ricostruire la vicenda bisogna prendere in mano un vecchio articolo di MeridioNews e la brutta storia in cui è incappato Fabio La Spina, figlio del consigliere comunale Riccardo. Entrambi legati da un rapporto di collaborazione professionale con il cantante neomelodico Filippo Zuccaro, noto con il nome d’arte di Andrea Zeta. Finito in manette per mafia – oggi libero – ma sopratutto figlio del sanguinario capomafia Maurizio Zuccaro. Ed è proprio sull’organizzazione di un concerto del neomelodico, l’8 settembre 2018, che il prefetto si sofferma. L’esibizione si tiene nel chiosco del consigliere comunale La Spina a Montepalma. Nella relazione il cognome del politico è coperto dagli omissis, ma dubbi non ce ne sono.
«Dall’esame della documentazione – si legge nel documento – si evince che La Spina produceva istanza, regolarmente accolta, al Comune di patrocinio per lo svolgimento del concerto». Verità che cozza con la difesa messa in campo dal sindaco Di Guardo. Quando questa testata gli ha chiesto della presenza dello stemma del Comune di Misterbianco nel manifesto, il primo cittadino ha smentito di avere patrocinato il concerto del neomelodico figlio del capomafia. Ma c’è di più.
Secondo quanto messo nero su bianco dal prefetto, il consigliere La Spina si sarebbe macchiato di alcune irregolarità edilizie nell’area concessagli dal Comune per il chiosco. Particolari, sottolinea la prefettura, emersi soltanto dopo apposite indagini che la commissione d’accesso ha affidato alla tenenza dei carabinieri. «Si accertava che avesse realizzato abusivamente una superficie calpestabile attorno a quella già autorizzata, oltre a un manufatto in alluminio e vetri». Opera quest’ultima «per la quale non erano state richieste le necessarie autorizzazioni così come indicato nell’atto di concessione del suo pubblico». Lo stesso, peraltro, sarebbe stato pagato soltanto per un anno.
Nonostante le realizzazioni abusive risalgano al 2014, secondo la prefettura rivestono comunque profili di attualità. Da un lato in considerazione del ruolo svolto da La Spina, che oltre a essere consigliere comunale era pure delegato del sindaco Di Guardo per le frazioni. Dall’altro proprio perché quel luogo ha fatto da location per il concerto del neomelodico Zeta e per altre manifestazioni «tese a rafforzare in maniera diretta o indiretta il consenso sociale nei confronti della criminalità».
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