Oikos, Cga conferma: «Decadono i commissari» Passaggio di consegne con ex prefetta Federico

L’ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa del 3 febbraio scorso è inequivocabile: gli amministratori straordinari di Oikos, la ditta che si occupa della nettezza urbana per il Comune di Catania, devono essere rimossi. Proprio loro, Carlo Gualdi, Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca, si erano rivolti ai magistrati per interpretare la sentenza di dicembre 2016 che aveva disposto anche la sospensione del decreto di nomina dei commissari. Riportando al timone della società la vecchia proprietà, in mano alla famiglia dell’imprenditore etneo Domenico Proto, imputato nel processo Terra mia con l’accusa di corruzione per la gestione della discarica di Motta Sant’Anastasia. Proprio lui aveva fatto ricorso contro la decisione prefettizia del 2014 che imponeva l’interdittiva antimafia e l’arrivo dei commissari. Per questo motivo oggi pomeriggio avverrà il passaggio di consegne nelle mani dei Proto che, questa mattina, hanno riacquisito l’autorizzazione per le movimentazioni bancarie. Nonostante i due provvedimenti di nomina e di trasferimento, che hanno portato a Catania la nuova rappresentante del governo Silvana Riccio, a presenziare all’atto ufficiale sarà l’ex prefetta di Catania Maria Guia Federico

«Quello di oggi è un risultato importante – spiega a MeridioNews Agatino Cariola, difensore di Domenico Proto – ottenuto dagli avvocati che hanno seguito questa vicenda che sono Giuseppe e Giovanni Immordino e Rocco Todero. L’ordinanza conferma sostanzialmente che il procedimento in cui è coinvolto Proto è ben poca cosa». Secondo l’avvocato, docente di Diritto costituzionale all’università di Catania, «Il Cga aveva sospeso l’interdittiva perché non c’è contaminazione mafiosa né fatti penali talmente gravi da imporre il commissariamento. Una volta che il provvedimento è sbagliato – aggiunge – non hanno senso gli amministratori straordinari». Il legale aggiunge inoltre un commento amaro per quanto riguarda i tempi di svolgimento dell’iter giudiziario. «Due anni per avere un minimo di giustizia è un periodo assurdo – risponde Cariola – Nel frattempo l’impresa è estremamente penalizzata. Queste leggi di commissariamento vanno applicate con molta prudenza, perché si interviene su settori vitali dell’imprenditoria e della nostra economia». 

L’intervento dello Stato, secondo il docente, è giusto quando si ha il dubbio della presenza di atti corruttivi ma si dovrebbero garantire, contemporaneamente, tempistiche molto celeri per la risoluzione dei contenziosi. «Nei sistemi occidentali l’iniziativa economica privata continua a essere libera – continua – Il che significa che i poteri di intervento pubblici devono essere quanto mai motivati, necessari e controllati. Se l’Italia non cambia questa mentalità – conclude – saremo penalizzati dall’Unione europea». Il provvedimento è stato preso in via cautelare. Si dovrà quindi attendere, infine, il mese di luglio quando i magistrati dovranno esprimersi nel merito, ponendo la parola fine alla vicenda. 

Mattia S. Gangi

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