«Deve condividersi la valutazione del pm, a tenore della quale l’indagato nel momento in cui si attivava per verificare se nell’iniziale autorizzazione fosse o meno ricompresa la particella 131, e lì dove invocava la non inclusione nella originaria autorizzazione, stava esprimendo un lecito parere nell’ambito del proprio ruolo tecnico in un procedimento amministrativo». Sono le parole con cui la giudice per le indagini preliminari Simona Ragazzi ha motivato la decisione di archiviare la querela per calunnia a carico di Antonino Di Rosa, funzionario in servizio negli anni scorsi al Comune di Motta Sant’Anastasia nonché il primo a sospettare che nella documentazione presentata dalla Oikos, per ottenere il rinnovo dell’autorizzazione ambientale per la discarica di proprietà, potesse esserci qualcosa che non andava. Al centro dell’attenzione ancora una volta c’è la particella catastale che, pur essendo risultata a destinazione agricola, è stata usata negli anni dalla società della famiglia Proto per portare avanti le attività di abbancamento dei rifiuti.
Per gli imprenditori, quel terreno avrebbe fatto parte di quelli che, già a fine anni Duemila, avevano ricevuto l’ok dalla Regione per essere trasformato in discarica. Una tesi che in questi anni la Oikos ha ribadito in più sedi e che già nel 2019 aveva garantito alla società il rinnovo dell’Aia. Proprio da questo convincimento era nata la decisione di querelare per calunnia Di Rosa, sostenendo che il funzionario, oggi in servizio in un altro Comune, aveva di fatto accusato la società – difesa dall’avvocato Michele Ragonese – di falso ideologico e di reati in materia ambientale. Ma per la giudice, che ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero dopo diverse udienze in cui è stata esaminata anche l’istanza di opposizione dell’impresa, Di Rosa – difeso dall’avvocato Tommaso Tamburino – non avrebbe fatto nient’altro che il proprio mestiere. «Senza con ciò intendere accusare la società di un illecito, tanto più penale», si legge nell’ordinanza.
Dopo il rilascio della nuova Aia da parte della Regione, i Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, e alcune associazioni ambientaliste, avevano impugnato il provvedimento. A giugno scorso il Tar di Catania ha accolto il ricorso. La decisione è arrivata dopo una complessa serie di accertamenti che non hanno diradato tutte le nebbie che circondano questa storia, ma che comunque hanno avuto come effetto quello di annullare l’Aia e, di conseguenza, bloccare le attività della discarica. Il sito, che per un certo periodo è stato usato per sopperire in parte alle necessità scaturite dalla saturazione della discarica di Lentini, è stato chiuso dalla Regione in seguito alla sentenza di primo grado dei giudici amministrativi.
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