Diciannove anni fa, nel giorno del suo 56esimo compleanno, la mafia ammazzava don Pino Puglisi, conosciuto a Palermo come “il prete buono”. I mafiosi di Brancaccio, uno dei quartieri più difficili della città, lo aspettano davanti casa, proprio a due passi dalla chiesa di San Gaetano dove negli ultimi anni questo sacerdote coraggioso lavorava per togliere i ragazzi dall’influenza della mafia.
Quest’anno è un anniversario particolare, perché il Papa Benedetto XVI, appena due mesi fa, ha concesso la ‘beatificazione di don Pino Puglisi, considerato un martire “ucciso in odio alla fede”.
NATO A PALERMO – Padre Puglisi era nato a Palermo, proprio nel quartiere di Brancaccio, il 15 settembre 1937, da una famiglia umile: il padre faceva calzolaio, la madre la sarta.
Giovanissimo capisce quella che sarà la sua vita, tutta dedicata alla preghiera, allo studio e agli ultimi. Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953. Ad ordinarlo sacerdote è l’Arcivescovo di Palermo dell’epoca, Cardinale Ernesto Ruffini. Questo avviene il 2 luglio 1960. (a sinistra, foto di Padre Puglisi tratta da fondazionegp2.org)
Un anno dopo viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, una zona della città vicina a Brancaccio. Contemporaneamente è rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1967 lo ritroviamo cappellano presso lIstituto per orfani di lavoratori ‘Roosevelt’, sempre a Palermo.In quegli anni svolge anche il ruolo di vicario presso la parrocchia Maria Santissima ma Assunta di Valdesi.
Tutta la sua vita e la sua attività pastorale, come già accennato, è rivolta, sin dai primi anni, agli emarginati che a Palermo purtroppo non sono mai mancati.
NELLA FAIDA DI GODRANO – Nell’ottobre del 1970 viene nominato parroco di Godrano. Si tratta di un piccolo paese in provincia di Palermo dove la presenza della mafia è piuttosto forte. E dove, proprio in quegli anni, è in corso una faida. Padre Pino Puglisi rimarrà lì fino al 31 luglio 1978 e sarà grazie a lui se il piccolo centro riuscirà a mettere da parte gli odi e a trovare un po’ di serenità. (a destra, foto di padre Puglisi tratta dalnx.gioiosani.it)
Il lavoro svolto a Godrano non gli fa perdere di vista la sua città e, in particolare, la zona orientale di Palermo. Partecipa, così, ad alcune battaglie sociali come quella dello “Scaricatore”.
Nell’agosto 1978 arriva la nomina di pro-rettore del Seminano minore di Palermo. L’anno successivo, a novembre, diventa direttore del Centro Diocesano Vocazioni. Quattro anni dopo è responsabile è responsabile del Centro Regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale.
I GIOVANI E LA SCUOLA – Padre Puglisi ha dedicato molta parte della sua vita e della sua attività pastorale ai giovani. Quando dirigeva il Centro Diocesano Vocazioni erano noti i “campi scuola che organizzava. Appuntamenti che costituivano tappe di un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano.
Questo sacerdote sempre vicino ai giovani – soprattutto ai ragazzi dei quartieri ‘difficili’ di Palermo – ha insegnato per tanti anni presso tante scuole. E’ stato docente di matematica e di religione. Sono tanti i palermitani che sono stati suoi allievi al liceo classico Vittorio Emanuele II a Palermo dal 1978 al 1993. Nel capoluogo dell’Isola e in tutta la Sicilia è stato protagonista e animatore di tanti movimenti, dall’Azione cattolica alla Fuci, all’Equipe Notre Dame.
Una vita dedicata agli altri, quella di don PIno Puglisi. Soprattutto a favore di chi aveva bisogno di assistenza materiale e spirituale. Dall’aprile 1989 sino alla morte ha dedicato parte della sua vita sacerdotale alla Casa Madonna dellaccoglienza dellOpera Pia Cardinale Ernesto Ruffini, lavorando e sostenendo le giovani donne e ragazze in difficoltà. Nel 1992, un anno prima della morte, aveva assunto lincarico di direttore spirituale nel Seminario Arcivescovile di Palermo. (a sinistra l’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Paolo Romeo, che oggi, in Cattedrale, alle 18,00, nel corso della celebrazione eucaristica verranno ordinrà quattro nuovi presbiteri).
IL RITORNO A BRANCACCIO – Due anni prima, ne settembre del 1990, era stato nominato parroco della Parrocchia San Gaetano di Brancaccio. Era tornato nel quartiere dove era nato e cresciuto. Un angolo tra i più difficili di Palermo che il sacerdote conosceva meglio di tanti altri.
La sua non è mai stata una sfida ai mafiosi, perché come ebbe a dire in quegli anni l’allora Arcivescovo di Palermo, Cardinale Salvatore Pappalardo, nel commentare gli articoli di giornale che parlavano di “messa antimafia”, la “messa non può essere contro nessuno”.
Così è stata padre Puglisi: mai “contro qualcuno”,ma sempre pronto a capire le regioni degli altri. Non per questo meno fermo, nella sua azione sociale e pastorale, testa a strappare alla mafia il controllo delle giovani generazioni in un quartiere di Palermo – lo ricordiamo ancora – che il sacerdote conosceva benissimo per esserci nato.
Il messaggio di Gesù Cristo, questo sacerdote dall’animo gentile ma forte come una roccia, lo voleva incarnare in una zona tra le più difficili della città, con tutti i rischi che correva: rischi che don Pino Puglisi ha sempre affrontato a viso aperto, Non come sfida, ma con il messaggio di amore. (a destra, la lapide che ricorda padre Pino Puglisi, foto tratta da missionariedimaria.wordpress.com)
E’ stata la sua attività pastorale a scatenare le ire della mafia. Stando alle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, il giorno del delitto don Pino s trovava a bordo della sua automobile, una Fiat Uno di colore bianco. Sceso dall’auto, si era avvicinato al portone di casa. I suoi assassini lo hanno chiamato, il sacerdote si è voltato mentre un altro sicario ha esploso contro il sacerdote uno o più colpi alla nuca. Un delitto di mafia in piena regola.
LE INDAGINI E IL PROCESSO – Il 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli. tante le accuse a suo carico. Tra questa anche l’omicidio di don Pino Puglisi. Dopo l’arresto Grigoli comincia a collaborare con la giustizia. Cconfessa 46 omicidi. Tra questi anche quello di don Puglisi.
Quel giorno – il 15 settembre del 1993 – Grigoli era insieme con un altro killer, Gaspare Spatuzza (oggi anche lui collaboratore di giustizia). Dopo l’arresto Grigoli avrebbe abbracciato il pentimento e la conversione. E’ stato lo stesso killer a raccontare gli ultimi momenti di vita del sacerdote. Sembra che don Pino Puglisi, prima di morire, abbia pronunciato le seguenti parole: “Me l’aspettavo”.
Stando alle indagini e ai processi, i mandanti dell’omicidio sarebbero i capimafia di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994.
Sulla sua tomba, nel Cimitero di Sant’Orsola, a Palermo, dove oggi ci si riunisce in preghiera, sono state scolpite alcune parole del Vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
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