I cronisti siciliani questa mattina si sono dati appuntamento al Giardino della Memoria a Ciaculli per ricordare tutte le vittime della mafia, nella giornata istituita simbolicamente il primo giorno di primavera, già da quel il 21 marzo del 1996, l’evento apripista. A prendere parte all’appuntamento, in contemporanea ai cortei che hanno sfilato per le strade di moltissimi città, da Foggia a Catania, cronisti, parenti e cittadini che hanno trasformato un lungo elenco di nomi in memoria, un rosario civile per non farli morire mai. «Abbiamo ricordato tutte le vittime, a cominciare dagli otto giornalisti uccisi in Sicilia: Mauro Rostagno, Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro, Cosimo Cristina, Giuseppe Alfano, Giuseppe Impastato, Giuseppe Fava e Mario Francese», esordisce Leone Zingales, vice presidente nazionale dell’Unci Sicilia e promotore dell’iniziativa di questa mattina.
«In silenzio, senza particolari richiami, abbiamo celebrato tutte le vittime tra gli alberi piantati nel terreno confiscato alla mafia. E il 3 maggio a Venezia – continua – l’Unci, come avviene ormai da undici anni, ricorderà non solo tutti i giornalisti uccisi da mafie e terrorismo ma anche i colleghi che sono stati feriti in agguati organizzati da gruppi terroristici italiani», da Franco Piccinelli a Indro Montanelli.
Per il presidente della sezione distrettuale dell’Anm di Palermo, il giudice Giovanna Nozzetti, «non bisogna mai stancarsi di ricordare le vittime innocenti: uomini e donne coraggiosi, semplici cittadini, bambini, vittime sacrificate in nome delle bieche logiche, degli interessi, dell’avidità, delle consorterie mafiose. Ma occorre anche essere ben consapevoli che senza un costante e convinto impegno collettivo che, dalla politica e dalle istituzioni tutte, coinvolga l’intera società civile, la memoria resta un puro esercizio intellettuale».
La giornata di memoria proseguirà con l’appuntamento delle 15 nei locali dell’associazione Laboratorio Zen Insieme in via Fausto Coppi insieme ai volontari di Libera Palermo. «Oltre il settanta per cento delle famiglie delle vittime non conosce la verità sulla morte dei propri cari – si legge sul sito di Libera – E in questo giorno, 21 marzo, – e per tutti gli altri 364 giorni dell’anno – insieme ai familiari tutti diventiamo cercatori di verità».
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