Più del polo petrolochimico di Siracusa, più della raffineria di Milazzo e anche di quella di Gela che attende la piena riconversione. La puzza maggiore, nell’ultimo mese, è stata sentita a Motta Sant’Anastasia nel cui territorio si trova la discarica di Oikos. La società che, il mese scorso, ha visto ripartire il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, dopo la condanna in primo grado per corruzione di Mimmo Proto e il pronunciamento del Tar sul rinnovo concesso l’anno scorso dalla Regione. A tributare la palma, tutt’altro che invidiabile, è il progetto Nose gestito dall’Arpa.
Acronimo di Network for Odour Sensitivity, il sistema consente ai cittadini di segnalare la percezione di odori molesti. Informazioni che possono portare a campionamenti e ispezioni da parte del personale dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Dai dati pubblicati emerge che negli ultimi 30 giorni sono state 755 le segnalazioni inviate dai residenti del comune amministrato dal leghista Anastasio Carrà. Il numero complessivo delle comunicazioni che riguardano l’area dove si trova la discarica supera gli 800 se si considerano anche le 76 partite da Misterbianco, l’altro centro etneo che da anni si batte contro il sito dei Proto. Nello stesso periodo sono poco più di un centinaio gli input ricevuti dal sistema provenienti dall’area del petrolchimico siracusano, la città con il numero maggiore è Augusta (64).
Ideato per le aree industriali, Nose è stato esteso all’area etnea soltanto nei primi mesi del 2020. «Riteniamo altamente probabile che l’elevato numero di segnalazioni registrati in queste ultime settimane siano legate alle alte temperature e all’effetto che hanno sulla produzione di cattivi odori», commenta un funzionario di Arpa Sicilia a MeridioNews, facendo riferimento a Motta Sant’Anastasia. Al momento, la procedura prevede che siano i tecnici dell’agenzia a recarsi sul posto per cercare di individuare la sorgente dell’emissione, ripercorrendo a ritroso il percorso compiuto dalle masse d’aria. Effettuato il campionamento, a occuparsi delle analisi sono sia l’Arpa che l’università di Catania.
«Il progetto è in fase di completamento. L’obiettivo finale, infatti, è quello di riuscire ad automatizzare tutte le fasi», prosegue il funzionario. Per riuscirci l’Arpa ha indetto una procedura per la realizzazione di una rete di rilevamento. Saranno in tutto 24 gli strumenti che saranno installati nelle zone nevralgiche, apparecchi che entreranno in funzione non appena raggiunto un numero minimo di segnalazioni. «Avremo la garanzia di avere campioni d’aria coerenti con quelli respirati dai cittadini – spiega il funzionario – Per adesso, infatti, passano almeno tre ore prima di raggiungere le zone d’interesse e questo pur avendo, il nostro personale, la reperibilità costante».
I termini per partecipare alla gara si sono conclusi nei giorni scorsi e le buste saranno aperte a partire dal 3 settembre. «Si tratta di un progetto in cui crediamo molto. Nelle settimane scorse – conclude il funzionario – siamo riusciti a cogliere sul fatto un’azienda che, nel Siracusano, stava superando i limiti di emissione e l’abbiamo segnalata alla procura».
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