Dove eravamo rimasti? Se lo saranno chiesti anche i membri dei partiti di maggioranza alla ripresa dei lavori dell’Assemblea regionale. L’approvazione della legge anti-crack, arrivata peraltro con afflato bipartisan, è sacrosanta, ma è servita soprattutto a prendere tempo. Il resto è tutto abbastanza fermo. Fermo, mentre il governo fa e disfa, corre e inciampa sulle proprie iniziative. Prima fra tutte quella sul caro voli. Il bonus-sconto targato Schifani-Aricò ha bruciato finora 33 milioni di euro, 15 del fondo per l’insularità, 18 messi di tasca dalla Regione. «L’iniziativa introdotta dal mio governo ha riscosso notevole successo – ha spiegato il presidente della Regione – dimostrato da oltre un milione e cento mila utenti che ne hanno già usufruito».
Grande successo che ha lasciato però le casse vuote, costringendo palazzo d’Orleans a sborsare altri sei milioni di euro per arrivare fino a fine anno e a capire che forse è il caso di trovare un’alternativa. Perché il risultato di per sé è invidiabile, se non fosse che, tanto lo sconto quanto l’azione del governo al di là dello Stretto, non hanno sortito il minimo effetto quanto a riduzione dei prezzi dei biglietti aerei. Una delle soluzioni trovate è quella della privatizzazione degli aeroporti, che dovrebbe – non si sa di preciso in qualche modo – garantire un cambio di passo anche nei rapporti con le compagnie aeree. Inoltre, per potere beneficiare di questi altri sei milioni si dovrà aspettare la manovra di assestamento di bilancio. L’ennesima manovrina che, girano già voci piuttosto insistenti, sarà ancora una volta impreziosita da mance, mancette e gentili donazioni. Che alla fine sono un po’ la versione meno nobile delle nomine, croce e delizia, ma soprattutto tema caratterizzante del governo Schifani.
Altro nodo da sciogliere è quello che riguarda la siccità. Agrigento è ancora a secco, a Caltanissetta si protesta e proprio ieri, in collegamento streaming, il capo della protezione civile, Salvo Cocina, ha parlato ai sindaci nisseni spiegando che la loro acqua dipende dagli invasi, che quegli invasi sono vuoti e che quindi devono attrezzarsi per cercare pozzi. E c’è pure ia storia del razionamento dell’acqua ormai consolidato a Palermo. In questo caso, per dighe, condutture, annessi e connessi, i soldi ci sono, lo ha detto Schifani, lo ha detto Giorgia Meloni, lo hanno detto un po’ tutti. Ma quando si iniziano a spendere? Come? Dove? Altra collezione di punti interrogativi, come quella che riguarda l’Ast, che non è in grado di garantire il servizio autobus nei piccoli centri, che boccheggia, va in affanno, lascia gente a piedi, perde dirigenti dimissionari, ma si cerca in ogni modo di salvarla. Come? Iniezione di liquidità, è chiaro.
Insomma, al netto di poche fortunate imprese – i lavori sulla A19 supervisionati dal supercommissario Schifani, non stanno per niente andando male, con una percentuale di cantieri avviati che supera in abbondanza la metà e qualcuno persino portato a termine – tante sono le incognite legate non al futuro, ma al presente della Sicilia. Mentre Renato Schifani, si regge con forza al corrimano e prova a contrastare la bufera che parte anzitutto dal suo partito: Forza Italia, ancora dilaniato dalle beghe interne che potrebbero risolversi in altre beghe e altre ancora.
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