Nuovo ‘regalo’ alla Sardegna: sarà la sede del deposito nazionale di scorie radioattive

TRANQUILLIZZIAMO GLI ‘ASCARI’ CHE ERANO GIA’ PRONTI A VENDERE LA SICILIA PER LA ‘TUTELA’ DELL’IMMONDIZIA NUCLEARE: NELLA NOSTRA ISOLA LA ‘BELLA’ RADIOATTIVITA’ C’E GIA’: E’ LA MINIERA DI PASQUASIA, IN PROVINCIA DI ENNA

Ne avevamo scritto nello scorso mese di aprile circa la destinazione da dare al deposito nazionale delle scorie radioattive. La Sogin, la società pubblica che si occupa della questione, ha informato che, con atto del governo n. 58, la scelta è stata decisa e il deposito sarà localizzato in Sardegna. Ne dà notizia Gianni Lannes su Informare per esistere.

Questa infrastruttura sarà l’unica – in Italia ne esistono altre sei – realizzata secondo gli standard Iaea, ovvero International atomic energy agency, nella versione italiana Aiea, agenzia internazionale per l’energia atomica, e sarà costruita in superficie per lo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività. Questi saranno contenuti entro barriere multiple con l’impiego di cementi speciali.

Impianti simili sono già statti realizzati in Norvegia, Spagna, Francia (oggi chiuso) e nel Regno Unito. In altri paesi, quali Belgio, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Lituania e repubblica Ceca, sono in via di realizzazione.

Gli altri sei depositi di rifiuti tossici sono localizzati nei seguenti luoghi:

tre in Piemonte e, precisamente, a Trino vercellese dove l’Enel ha una centrale elettronucleare, a Saluggia dove l’Enea ha un centro di ricerche e a Bosco Marengo dov’è presente uno stabilimento di combustibile nucleare dell’Enea;

uno nel Lazio, a Borgo Sabotino, frazione di Latina, dove ha sede una centrale nucleare;

uno in Campania, a Garigliano, in provincia di Caserta, dov’è allocata la centrale elettronucleare della Sogin;

e, infine, in Basilicata dove si trova il centro ricerche dell’Enea.

Questi siti sono ufficialmente riconosciuti dall’Agenzia protezione ambiente, Apat.

Niente ‘regalo’ nucleare per la Sicilia? Tranquilli, ci hanno già servito a dovere: nella nostra Isola c’è una sorta di  deposito nucleare fantasma, perché ufficialmente non esiste: è la miniera di Pasquasia, in provincia di Enna, imbottita di oltre 350 metri cubi di scorie nucleari provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa, la Cisam, il Centro interforze studi per applicazioni militari.

La Sicilia è ritenuta una specie di pattumiera dove è possibile scaricare onde elettromagnetiche assai pesanti (Muos di Niscemi e tralicci a iosa nella valle del Mela, nel Messinese), raffinerie di petrolio (Augusta), chimica ‘pesante’ (Melilli e Priolo, in provincia di Siracusa, Gela e Milazzo) e le già citate scorie radioattive radioattive senza alcuna misura di protezione e/o di profilasi a Pasquasia.

A rendere ancora più grave la vicenda Pasquasia è l’abbandono di una realtà produttiva di sali potassici, inspiegabilmente disattivata nonostante la grande potenzialità del giacimento minerario e la particolare qualità dei minerali potassici presente. La vera ragione della chiusura della miniera di Pasquasia e della mancata attivazione, in Sicilia, della linea estrattiva dei sali potassici (provincia di Enna e provincia di Agrigento) non è mai stata chiarita.

I sali potassici hanno un mercato internazionale ricchissimo per la produzione di concimi sintetici per l’agricoltura. Ne sa qualcosa la Germania, tra i Paesi leader al mondo nella lavorazione dei sali potassici. Non sarà, per caso, questa la ragione della chiusura della miniera di Pasquasi? Magari in attesa che qualche impresa tedesca ne decida la sua riattivazione?

Torniamo alla sistemazione del deposito di scorie in Sardegna. La cosa che più colpisce è il criterio di scelta di questa località. Sapevamo già da mesi che la localizzazione del sito sarebbe caduta in qualche regione del Centro-Sud: e così è avvenuto. Mai, però, avremmo immaginato che la motivazione fosse: “Tanto i sardi si vendono in cambio di qualche posto di lavoro e poi sono già stati imbottiti di scarti radioattivi che dai vasti poligoni militari sono fluiti nel ciclo biologico”.

E’ un po’ come dire: “Zucchero non guasta bevanda”.

 

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Riccardo Gueci

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