Sharper Night 2019 è un progetto europeo, conosciuto anche come la notte dei ricercatori, che si svolge contemporaneamente in molte città europee. Tra i comuni interessati troviamo anche dodici italiane, tra cui Napoli a Catania e soprattutto l’Aquila, polo universitario colpito dal terremoto del centro Italia, dove questo evento è stato particolarmente sentito e partecipato. La terza edizione, tenuta ieri presso i cortili e le sale di Palazzo Steri, ha visto coinvolte decine di persone nell’organizzazione di percorsi didattici e illustrativi rivolti ai giovani e alle famiglie.
Chimica, fisica, robotica, architettura, astronomia, biologia, medicina e molte altre le discipline coinvolte nelle sperimentazioni dal vivo e nelle dimostrazioni messe in atto da tanti giovani ricercatori presenti ieri tra i gazebo allestiti in esterna e le postazioni sistemate nelle sale interne dell’edificio. Un evento che ha fatto segnare grande partecipazione da parte del pubblico permettendo ai gruppi di ricerca di uscire dai lavoratori interfacciandosi con la gente.
Tra gli enti presenti segnaliamo su tutti l’INGV (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e l’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), nonché vari altri istituti legati al CNR. «I ragazzi presenti sono dottorandi, assegnasti di ricerca, borsisti e laureandi, qui come volontari o comunque presenti grazie all’autofinanziamento messo in atto da parte degli stessi gruppi di ricerca», ci racconta il professore Giacalone, tra gli organizzatori dell’evento. «Siamo qui per far vedere cosa è davvero la ricerca, cosa il mondo dei ricercatori sta facendo ogni giorno per tutti noi – prosegue il docente – spieghiamo la scienza, facciamo divulgazione attraverso spettacoli scientifici rivolti alle famiglie in modo da promuovere il nostro lavoro e la ricerca in generale, solitamente il primo settore vittima dei tagli da parte dei governi, indipendentemente dal colore politico», ironizza lo scienziato mentre la folla si assiepa ai gazebo circostanti.
«Siamo in attesa di cosa farà questo nuovo governo e speriamo la sensibilità nei confronti della ricerca sia maggiore rispetto a quella di chi li ha preceduti, che avevano stanziato nel settore solo 400.000.000 di euro, appena sufficienti per finanziare la cosiddetta “Ricerca di Base” e da questo punto di vista speriamo almeno in una continuità» prosegue il docente. Un evento come questo «aiuta anche a migliorare l’immagine dei ricercatori, per fare vedere alle persone che non siamo dei parassiti come alcuni ci hanno descritto. Questi momenti di condivisione testimoniano ciò che facciamo anche per il futuro di tutti» ammette Giacalone. «Questo è ormai un mondo di precari, la legge Gelmini del 2010 ha cancellato la figura del ricercatore universitario a tempo indeterminato – conclude – rendendo i contratti triennali. Oggi servirebbe ridare dignità ai giovani pagando il loro lavoro quanto dovuto perché andare fuori dovrebbe essere una scelta, non una necessità».
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