Noto, ragioniere del carcere indagato per peculato Sigarette per i detenuti erano acquistate dalla figlia

Nella veste di ragioniere del carcere di Noto avrebbe sfruttato le risorse interne per accaparrarsi merce per attività private a lui vicine e per fare guadagnare denaro alla figlia. Sono queste le pesanti accuse rivolte dalla procura di Siracusa nei confronti di Paolo Franza, 60enne in servizio all’interno della casa di reclusione. L’uomo è stato denunciato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla guardia di finanza aretusea per peculato e danneggiamento

Nello specifico Franza avrebbe prelevato dalla struttura tavoli di misure e materiali diversi per usarli nelle attività commerciali amministrate dai familiari. Al contempo avrebbe acquistato per conto dei detenuti i tabacchi dall’esercizio commerciale gestito dalla figlia, anziché ordinare la fornitura dall’Agenzia dogane e monopoli; il tutto, secondo gli inquirenti, con l’intento di garantire il guadagno dell’aggio alla figlia. Per riuscire nel proprio intento, Franza avrebbe beneficiato del la collaborazione del capo delle officine del carcere, Marcello Fiore, anche lui indagato.

L’indagine delle Fiamme gialle all’interno del carcere netino ha riguardato anche le modalità con cui venivano gestite le forniture delle materie prime poi lavorate all’interno delle officine della struttura. Lavori da cui vengono fuori manufatti poi utilizzati in diversi penitenziari siciliani. Gli investigatori, in questo caso, avrebbero scoperto che Santo Mortillaro, responsabile unico del procedimento per gli acquisti, frazionava gli appalti sotto la soglia dei 40mila euro così da potere usufruire dell’affidamento diretto. Con queste modalità – utili a garantire ingenti guadagni a fornitori di fiducia – sarebbero stati gestiti quasi cinque milioni di euro tra il 2014 e il 2015. Per Mortillaro l’accusa è di turbata libertà degli incanti.

A finire nell’inchiesta, che coinvolge in totale sette persone, anche un dirigente del settore Lavori pubblici del Comune di Noto. Giuseppe Favaccio è accusato di avere dato a un professionista, senza rispettare le norme riguardanti il codice degli appalti, l’incarico per il progetto di riqualificazione della villa comunale. Quest’ultima, a sua volta, ricadente a ridosso di un parcheggio di oltre tremila metri quadrati, posto sotto sequestro, già nel 2015, per violazione delle norme edilizie e in materia di tutela del patrimonio storico.

Redazione

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