Una cartuccia calibro 7,62 sul parabrezza della sua auto. È l’ultima delle numerose minacce che Eugenio Bonomo, medico legale dell’Inps a Noto, ha ricevuto lo scorso 20 settembre. Il professionista dal 1994 cerca di scolgere al meglio il suo lavoro nel centro medico-legale della cittadina siracusana, dove si occupa di pensioni di invalidità. Ma la sua correttezza gli è costata inquietanti messaggi e incontri.
Nel corso degli anni ha revocato numerose pensioni di invalidità, perché, al momento delle visite di revisione, non ha ritenuto ancora valide le motivazioni sanitarie che avevano dato luogo alle prestazioni. Da allora si sono succeduti numerosi episodi intimidatori che si sono protratti negli anni fino a pochi giorni addietro. «Era fine agosto 1994 – racconta a MeridioNews Bonomo – rincasando intorno a mezzanotte trovai, davanti al cancello elettrico del condominio dove allora abitavo, tre persone che, quando azionai col telecomando l’apertura del cancello, si posero avanti alla mia auto. Avendo loro chiesto di farmi passare, uno dei tre si avvicinò e mi chiese se fossi il dottore Bonomo. Risposi di sì e, sceso dall’auto, chiesi se qualcuno stesse male. Per tutta risposta lo sconosciuto mi pose una mano su una spalla e mi disse che da quel momento avrei dovuto essere più elastico nella mia attività medico-legale a Noto, in quanto da quando c’ero io, “a Noto non si poteva vivere più”. Ovviamente – continua Bonomo – ebbi paura, ma seppi nasconderla e risposi che avrei continuato a fare il mio dovere come sempre, non essendo sensibile né alle minacce né alle raccomandazioni di chicchessia. Mi fu risposto che, al momento, mi si faceva solo un avviso e i tre se ne andarono».
Un mese dopo, il medico non trova la sua auto, lasciata parcheggiata dentro il parco condominiale chiuso da cancello telecomandato. «Dopo circa un mese – prosegue – acquistai un’altra auto e dopo soli 19 giorni, malgrado gli antifurti, anch’essa scomparve dallo stesso parco condominiale. Una terza auto mi venne semi-distrutta. Ricevetti anche numerose telefonate di minaccia».
A quel punto il dottor Bonomo decide di rivolgersi alla magistratura di Siracusa per sporgere denuncia, prende anche il porto d’armi e incomincia a circolare armato. Segue un lungo periodo di tranquillità, spezzato circa due anni fa da un incontro inquietante. Mentre si reca al lavoro a Noto, giunto allo stop in prossimità della caserma dei vigili del fuoco, avendo il finestrino abbassato, si sente toccare alla spalla sinistra. «Voltatomi – ricorda il medico – mi accorsi che era la mano di un tipo seduto su una moto guidata da un altro, entrambi con casco integrale con vetro oscurato. Stringendomi la spalla mi disse: “Dutturèddu, nni stàmu ènnu a travagghiàri ? Buon lavoro duttùri, buòn lavoro! Ppì òra cci dicièmu sùlu buòn lavoro, ma stàmu càlmi”. Dell’accaduto feci esposto alla caserma dei carabinieri di Noto».
Un altro episodio si verifica il 10 ottobre 2016, intorno alle ore 10.30. «Essendo sceso in macchina per prendere le chiavi del cassetto della sala visite, che avevo dimenticato in auto – continua Bonomo -, ebbi la spiacevole sorpresa di trovare entrambe le fiancate della mia auto danneggiate (il terzo nell’anno e sempre in via Eschilo in prossimità del centro medico legale). Feci riparare l’auto, ma il giorno seguente la riconsegna da parte del carrozziere, la ritrovai tale e quale a prima. Da allora non l’ho più fatta riparare, tanto era inutile farlo. Ovviamente in quell’occasione sporsi denuncia contro ignoti presso alla Questura».
Infine l’ultimo episodio della serie. «Pochi giorni fa, il 20 settembre, intorno alle 13.45 trovo incastrata sul parabrezza, tramite il tergicristallo, una cartuccia calibro 7,62 NATO che bloccava un biglietto su cui era scritto: “Dottore se non ti fermi questa è per te o per tuo figlio. Ora l’hai capito oppure no”». Bonomo ha denunciato l’accaduto ai carabinieri e ha inviato una lettera al prefetto di Siracusa con la quale segnala i fatti e chiede «di provvedere per una efficace sorveglianza ambientale nei pressi dei nostri uffici. O – scrive – bisogna lasciar correre sempre, rimandando gli interventi ad epoca posteriore alla data (che spero non giunga mai) in cui qualcuno di noi medici legali previdenziali sia fatto segno di più incisivi atti? Qualora la Prefettura optasse per questa seconda opzione – si legge nella lettara – mi è gradito comunicare che i medici Inps sono ben poco interessati alle espressioni del “più sentito cordoglio”, mentre sarebbero ben più sereni se il Prefetto decidesse di attuare un efficiente ed efficace piano di sorveglianza e protezione, magari trattando l’argomento in sede di comitato pronvinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica».
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