Stando alle ultime Regionali, la loro base è di oltre 270mila voti, più o meno il 14 per cento. Ѐ la somma di voti delle liste Popolari e autonomisti e Udc, pilastri centristi della coalizione di centrodestra che ha portato a Palazzo d’Orleans Nello Musumeci. La ricostituzione ancorata à droite dei contenitori moderati, dopo la diaspora, l’ennesima, degli anni di Lombardo e Crocetta, era stata una delle sorprese d’ingegneria politica dell’ultima campagna elettorale. E in quel caso la Sicilia fu davvero laboratorio, apripista di fatto per l’ampia ricollocazione su scala nazionale che ha portato alla creazione della quarta gamba del centrodestra, la lista Noi con l’Italia-Udc di Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto. Calamita per centristi e non allineati da tutte le latitudini: da Roberto Formigoni fino a Maurizio Lupi e Flavio Tosi, passando per Saverio Romano e l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo.
Eccoli, i veri timonieri delle rotte siculo-centriste, di nuovo insieme anche alle Politiche dopo dissidi risalenti fino agli anni di governo del politico di Grammichele. L’ex ministro dell’Agricoltura è all’uninominale su Monreale e capolista al plurinominale su Marsala-Monreale-Bagheria. Dietro di lui Gabriella Carlucci, ex volto tv già tre volte deputata con il centrodestra. La accreditavano nei listino al Nord, è spuntata al Sud. Mentre Simona Vicari, ex alfaniana e sottosegretaria con le larghe intese coinvolta nell’inchiesta Mare Monstrum, è stata paracadutata in Lombardia in un collegio al Senato.
Ma la quarta gamba è anche centrata sull’Udc, rinato in Sicilia prima di ritornare attore a pieno titolo del centrodestra nazionale. Lo scudocrociato di Cesa si affida a volti di punta femminili: Ester Bonafede, già tra i 59 assessori di Crocetta ma tornata a destra da tempo, e Margherita La Rocca Ruvolo, sindaca di Montevago e capogruppo Udc all’Ars da cinquemila e passa preferenze. Insomma, molto più che semplici quote rosa, blindate al plurinominale su Palermo per la Camera e al Senato nel collegio ovest.
Il senatore uscente Giuseppe Ruvolo conta di tornare a Roma, ma alla Camera dal listino plurinominale di Gela-Agrigento-Marsala. A palazzo Madama, dopo l’elezione nel Pdl, Ruvolo è stato puntello centrista per i vari governi della legislatura, per due anni pure in quota Ala con Denis Verdini. Ieri come l’altro ieri: Ruvolo, ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, era stato uno dei deputati responsabili di scilipotiana memoria, fuoriuscito dall’Udc per sostenere l’esecutivo che pativa a colpi di spread. Il ritorno da Cesa, un anno fa, gli ha spianato la strada del rientro nel centrodestra. Antonello Antinoro, secondo dietro La Rocca Ruvolo e all’uninominale di Palermo Settecannoli alla Camera, condivide con Ruvolo e Romano l’esperienza da responsabile nel Pid, da senatore. Ex europarlamentare Udc, è stato accusato di voto di scambio e assolto in Cassazione l’anno scorso. Se la vedrà al maggioritario con la grillina Roberta Alaimo, data di poco in vantaggio dai sondaggi.
Le altre posizioni utili per diventare parlamentare – sempre se la quarta gamba arriverà all’agognato tre per cento – sono affare per autonomisti e popolari. Raffaele Lombardo ha rischierato, dopo soli tre mesi dalle Regionali, l’assessora regionale della Famiglia Mariella Ippolito. Nel 2013 candidata con Antonio Ingroia, stavolta la farmacista nissena è capolista nel plurinominale Messina-Enna. Dovesse diventare deputata, potrebbe lasciare il posto in giunta a un altro autonomista doc, Antonio Scavone, senatore verdianiano fino a dicembre 2017. L’ex presidente della Regione, stavolta, non ha poi deluso le aspettative familiari. Il nipote Giuseppe, una vita in politica universitaria, figlio del fratello ex deputato Angelo, era stato respinto dai catanesi di Forza Italia alle ultime Regionali. Oggi Noi con l’Italia lo sceglie come capolista al plurinominale su Siracusa-Ragusa e volto del centrodestra all’uninominale di Paternò.
Proprio da Paternò arriva un altro intrigo a tinte familiari che sottende l’ennesima trasfusione di sangue di Forza Italia agli alleati. Capolista della quarta gamba al plurinominale Senato in Sicilia orientale è Filippo Condorelli, medico etneo padre del consigliere forzista Guido Condorelli. Nel listino guidato dal nipote di Lombardo c’è poi, all’ultimo posto, Benedetta Gennaro, moglie di Antonello Sinatra. Anche lui medico, alle Regionali prese 2600 preferenze in Forza Italia; la figlia Emilia è pure lei consigliera azzurra a Paternò. Terzo nel listino di Catania alla Camera è il consigliere comunale etneo Alessandro Porto. In tre mesi l’ex fedelissimo del sindaco Enzo Bianco ha cambiato tre partiti. Passando dalle foto con Fabrizio Micari, alla candidatura in Forza Italia alle Regionali fino a riapprodare nell’Udc, già nel suo passato assieme all’Mpa.
La palma del funambolo, infine, spetta di diritto a Giovanni Pistorio. Una vita nella Dc, due volte senatore da uomo di vertice dell’Mpa di Lombardo, diventa per due anni assessore delle Infrastrutture con Rosario Crocetta da dirigente Udc. Si dimette dopo le «frasi da caserma» rivolte al governatore e molla D’Alia e Casini per tornare da Cesa, non prima di farsi vedere a sostegno del candidato del centrosinistra alle Regionali Marco Forzese. Infine, sponsorizza da Adrano l’elezione di Giovanni Bulla all’Ars assieme all’ex deputato Fabio Mancuso. Anche lui, riabbracciato dal centrodestra grazie alla quarta gamba, nello stesso listino di Peppe Lombardo.
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