La solidarietà è un’arma, dice spesso chi è contro la guerra per rovesciare i messaggi bellici che sempre più si diffondono in un mondo in eterno conflitto. Ne è la prova la vicenda di Turi Vaccaro, l’attivista No Muos che dal 5 agosto 2018 è recluso al carcere Pagliarelli, a seguito di una condanna a undici mesi e 27 giorni di reclusione inflittagli dal tribunale di Gela per avere violato le recinzioni della base statunitense NRTF a Niscemi e per aver danneggiato alcune apparecchiature del Muos, il contestato sistema di telecomunicazioni satellitare statunitense di proprietà della Marina militare statunitense.
Durante la detenzione, però, a Vaccaro sono state notificate altre condanne. Il 67enne pacifista, originario di Marianopoli, dai tempi della lotta contro gli euromissili di Comiso negli anni ’80 è infatti impegnato in azioni in prima persona contro ogni guerra. L’ultima condanna, a ulteriori sei mesi di reclusione per fatti analoghi e inerenti sempre la battaglia No Muos, è scattata dall’1 gennaio 2020. Vaccaro d’altra parte rifiuta di presentare domanda di misure alternative e anche di liberazione anticipata (che gli consentirebbe una congrua riduzione della pena) sostenendo, come ha affermato al presidente dell’associazione Antigone Pino Apprendi, di «non volere l’elemosina dallo Stato».
Giovedì scorso, dopo varie traversie, è riuscita a fargli visita l’ex moglie Emmie, che per l’occasione è volata a Palermo dall’Olanda. La donna ha raccontato di aver trovato l’attivista particolarmente provato, per via delle condizioni di detenzione che ritiene vessatorie. «Da lei sappiamo che dall’1 febbraio Turi ha cominciato un altro sciopero della fame, dopo quello fatto a dicembre – racconta Pino Apprendi – in segno di protesta per il mantenimento del Muos sul territorio nazionale, per il trattamento carcerario a cui è sottoposto e per la mancata concessione di ufficio della liberazione anticipata. Come associazione Antigone intanto stiamo provando a fissare un’altra data per poter rientrare al Pagliarelli».
A fianco dell’attivista, che in più di 30 anni ha percorso migliaia di chilometri a sostegno di tante lotte sparse per l’Europa, c’è il movimento No Muos. «Noi continuiamo a mobilitarci – dice l’attivista Elio Teresi – Gli abbiamo spedito un altro pacco in carcere che contiene, tra le altre cose, anche le tante cartoline che continuano a scrivergli da ogni parte d’Italia. L’1 marzo, in concomitanza con le iniziative a sostegno della militante No Tav Nicoletta Dosio (anche lei in carcere dal 30 dicembre, a 73 anni, ndr), in tutta la Sicilia faremo presidi informativi per Turi. E il 14 marzo a Palermo ci sarà una manifestazione regionale, con un presidio e un corteo».
Un presidio a sostegno di Turi si è svolto lo scorso 4 febbraio, al ponte Corleone, da parte di decine di attivisti pacifisti e antimilitaristi. A seguirlo anche la troupe della Rai Sicilia, il cui servizio è stato visto in carcere dagli stessi detenuti dal Pagliarelli – ma non da Turi, che in cella non ha la tv. «Il tam tam dei detenuti – racconta ancora Teresi – gli ha reso nota la nostra presenza, e ciò lo ha reso felice. Resta il fatto che da un anno e mezzo in carcere c’è un pacifista non violento, che ha rivolto le proprie azioni di disobbedienza verso uno strumento di guerra e morte e mai verso altre persone. Inoltre registriamo un’assenza da parte della politica e delle istituzioni, che nulla fanno dopo aver per anni promesso impegni concreti a favore della lotta No Muos. Evidentemente hanno capito che non siamo addomesticabili, e che il nostro No alla guerra vale sempre, a prescindere da chi ci sia al governo». Intanto venerdì 14, presso l’aula autogestita di Scienze Politiche in via Maqueda, si terrà la terza assemblea palermitana contro la guerra. In cui si discuterà, anche, di ciò che è possibile continuare a fare per sostenere Turi Vaccaro.
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