C’è un piccolo paese in Sicilia che sta lottando contro un gigante. Come Davide contro Golia. Il paese è Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Il gigante sono gli United States of America. Che hanno deciso, con il benestare dello Stato italiano, di installare nel territorio del piccolo comune siciliano, l’ormai famigerato ‘Muos’, un sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza (UHF) da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali, appunto a Niscemi.
La decisione sta provocando malessere. Non solo in provincia di Caltanissetta, ma anche in quelle limitrofe. Per due ragioni, essenzialmente. Una, è legata ai timori per gli effetti sulla salute che potrebbe avere. Ci sono studi che parlano di possibili danni causati dalle potentissime onde elettromagnetiche che colpirebbero un raggio amplissimo di territorio (e di persone). Tra l’altro, gli esperti fanno notare che le stesse potenti radiofrequenze potrebbero interferire con i computer di bordo degli aerei di linea.
La seconda è di carattere politico: Niscemi, e la Sicilia, con questo impianto diventerebbero il centro dei ‘giochi’ bellici degli americani. Il Muos, in buona sostanza, sarà una delle quattro infrastrutture militari che assicureranno il funzionamento della rete satellitare che collegherà tra loro i Centri di comando e controllo delle forze armate USA, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i velivoli senza pilota Global Hawk. Cosa questa che non trova d’accordo tutti i pacifisti e tutti i siciliani che non vogliono vedere la Sicilia come zona militare di una potenza straniera.
Da qui, le proteste che stanno facendo sempre più proseliti. Soprattutto sui social network dove sono nati diversi gruppi, da tutta la Sicilia. Ma, secondo gli animatori di questi comitati, ancora manca la piena consapevolezza di quello che sta succedendo. Lo dimostra, ad esempio, il fatto che la tre giorni dei No Muos, conclusasi ieri, non ha fatto registrare un grande numero di partecipanti. Gli organizzatori però non si scoraggiano: “I siciliani ancora non hanno capito il pericolo che stanno correndo e come al solito la stampa fa di tutto per nascondere i motivi delle proteste”. La battaglia continua.
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