No Muos, archiviata la querela su Crocetta «Accostare alla mafia non è diffamazione»

«Esprimere il proprio convincimento secondo cui parte della mafia sarebbe contraria al Muos non significa attribuire il marchio di mafiosità a tutti i soggetti che vi si oppongono». Con questa motivazione il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini, del tribunale di Palermo, ha archiviato la querela presentata dai movimenti No Muos contro il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta.  L’ex sindaco di Gela, nell’agosto del 2013, in una serie di dichiarazioni aveva fatto intendere che vi fossero infiltrazioni mafiose tra quanti si oppongono alla costruzione dell’impianto satellitare statunitense in costruzione a Niscemi«Noi non siamo mafiosi e non camminiamo con i mafiosi», avevano scritto gli attivisti nella querela, firmata anche dai giornalisti Antonio Mazzeo e Sebastiano Gulisano, dalla fondatrice dell’associazione antimafie Rita Atria Nadia Furnari, dall’esperto del Politecnico di Torino – già consulente dalla Regione – Massimo Zucchetti, e dagli avvocati Paola Ottaviano e Nello Papandrea.

«A luglio c’era stata la nostra opposizione contro la richiesta di archiviazione – spiega il legale dei No Muos, l’avvocato Goffredo D’Antona – Per il giudice, Crocetta non ha diffamato, ma avrebbe detto che in Sicilia “vi sono dei soggetti contrari alla costruzione delle antenne satellitari, tra questi la mafia e i No Muos”. Nell’opposizione, respinta, dissi che non capivo che volesse dire questo accostamento», afferma il legale. Che aggiunge: «La motivazione contiene anche una parte fortemente critica nei confronti dell’atteggiamento del governatore. Un fatto inusuale per un giudice».

Nel documento firmato dal giudice Morosini si legge infatti che Crocetta sarebbe andato «contro la rispettabile presa di posizione del movimento No Muos», e redarguisce il presidente della Regione per l’accostamento, in quanto avrebbe «manifestato aggressività verbale corrosiva del differente punto di vista altrui». Valutazioni che, per quanto importanti, sono «solo politiche e non giuridiche», conclude D’Antona.

Leandro Perrotta

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