La grande inaugurazione di Expo 2015 è fissata per domani. Per questo la giornata nazionale di mobilitazione contro l’esposizione universale di Milano è stata fissata per oggi. E anche gli studenti dell’università di Catania hanno deciso di aderire. Con striscioni di protesta in ogni dipartimento e un’assemblea alle 15 nella sede di Agraria, in via Santa Sofia. «Expo = sfruttamento», dice uno degli slogan, affisso nel cortile dell’ex Monastero dei Benedettini. Ma altri sono stati appesi a Medicina, Fisica e Agraria.
«Expo 2015 fa contratti di semi-volontariato. La stampa ne sta parlando solo adesso, ma noi ne siamo a conoscenza da mesi», racconta Pietro Greco, 21 anni, studente di Psicologia e membro del coordinamento Kaos. Il riferimento è a quell’80 per cento di proposte di lavoro nell’organizzazione dell’evento che sarebbero state rifiutate da disoccupati troppo choosy. E che — hanno spiegato poi i diretti interessati — avevano condizioni d’impiego inaccettabili: un costo orario troppo basso, nessun preavviso e grande precarietà.
«I comitati No Expo di Milano avevano cominciato a far girare queste informazioni da tempo. E noi abbiamo provato a diffonderle per mesi — dice il giovane — Adesso tutti si sono svegliati. Ma è troppo tardi ed Expo è un’altra occasione persa». Non soltanto per il capoluogo lombardo, ma anche per tutta l’Italia. «Il fatto che si svolga a Milano non deve far credere che sia un affare solo dei milanesi», continua Greco. «Non possiamo girare la testa dall’altra parte e non guardare mentre questa nazione fa l’ennesima figuraccia davanti al mondo».
E oltre al lavoro sottopagato, tra i motivi per contestare Expo 2015 ci sarebbe anche il suo approccio all’ambiente. Da un lato lo slogan «Nutrire il pianeta», dall’altro i «tre milioni e 800mila metri quadrati di terreno cementificati», si legge in un manifesto diffuso sempre dal coordinamento Kaos. «Un controsenso dietro l’altro — prosegue Greco — Costruzioni immense e tutt’ora non finite. Un’altra incompiuta». «Ora che è partita la protesta sul web, sembra che la gente abbia aperto gli occhi», conclude lo studente. Che annuncia: «Stiamo valutando cosa fare nel corso dell’evento, se manifestare in altro modo nel corso di Expo. Una rete studentesca nazionale non c’è, ma bisogna tenere viva l’attenzione».
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