No Ecox, il corteo contro l’impianto di compostaggio La difesa della società: «Senza di noi rifiuti a Catania»

A voler essere pignoli, la montagna di rifiuti accatastati nella locandina riguarda una discarica e non la frazione organica proveniente da un impianto di compostaggio. Ma la manifestazione No Ecox, contro il contestato sito di Termini Imerese attivo da agosto dopo ricorsi al Tar (respinti) e opposizioni del Comune poi terminate di fronte alla netta volontà della Regione di avviare l’impianto, è stata comunque convocata e si terrà sabato 9 novembre alle ore 10 presso i cancelli di contrada Canne Masche.

«L’iniziativa viene dal deputato regionale Luigi Sunseri e dalla portavoce Maria Terranova, entrambi rappresentanti del M5s per il territorio di Termini Imerese – spiega Giuseppe Di Maio, presidente del comitato Mare Nostrum – Ma il corteo è aperto a tutti, sia dal punto di vista della società civile che delle associazioni e delle parti politiche che vogliono affrontare questo problema serio che riguarda l’area industriale, i lavoratori e in generale il territorio. Tutti soffriamo enormemente le esalazioni di questi odori continui e intensi, che avvengono ogni giorno. La vicenda non riguarda poi solo Termini Imerese ma anche diversi Comuni della valle del Torto, da Cerda a Sciara fino a Montemaggiore. Anche i sindaci di queste cittadine dovrebbero esserci».

La critica, insomma, parte dalla puzza. «In quella zona il vento spira verso la valle del Torto – conferma Di Maio – Il disagio dunque riguarda un vasto territorio. Le contestazioni che facciamo comunque sono multiple. A partire dalla dimensione eccessiva dell’impianto, rispetto alle reali esigenze del territorio. A Termini in sostanza conferisce quasi tutta la provincia di Palermo. E dar luogo a un impianto così enorme è ovvio che crei delle esalazioni maggiori rispetto a un impianto adeguato alla nostra comunità. Inoltre, proprio il punto in cui l’impianto di compostaggio è stato costruito crea problemi: in prossimità del mare e all’interno di un’area industriale dove lavorano molte persone. Ci sono invece vaste zone interne dove ci sarebbe stato un minor impatto».

Dopo lo stop di questi giorni, d’altra parte, Ecox ha annunciato a MeridioNews che intende ridimensionare il numero dei Comuni di cui raccoglie l’organico. Ma come interpreta la società questa manifestazione, pensata contro un impianto di compostaggio in un’Isola come la Sicilia che, d’altra parte, intende spingere sulla raccolta differenziata (di cui l’organico è parte essenziale)? «Per fortuna viviamo in Italia, dunque c’è la libertà di espressione – afferma Dario Italiano, responsabile tecnico e amministratore di Ecox – C’è un dissenso sulle nostre attività, sul quale io non sono d’accordo, ma ovviamente possono fare quello che vogliono. Certamente non riesco a capire la ratio della manifestazione, che mi sembra molto faziosa. La logica mi sembra sempre la stessa: a casa mia non voglio questi impianti, falli nella casa del mio vicino. Però poi nessuno ha da obiettare se a Copenaghen hanno un inceneritore in mezzo alla città o se a Brescia ci ricavano energia per la città. Si parla di rifiuti zero, ma già consumando in maniera essenziale (cibo o vestiti) si producono rifiuti. Non si può dire solo no a priori, si devono fare proposte».

Un ragionamento, quello di Italiano, all’insegna della real politik. «Mi chiedo se chi verrà a manifestare ha in mente un’alternativa su dove andare a conferire l’organico – osserva ancora il responsabile di Ecox – Molti Comuni, ad esempio, arrivano fino a Catania. Con le tecnologie di oggi i rifiuti possono essere una risorsa. Sulle emissioni odorigene sarei un ipocrita se dicessi che non ci sono. Ma è naturale, stiamo parlando di umido. Noi però siamo in regola. In ogni caso stiamo facendo di tutto per mitigare queste puzze, ad esempio abbiamo avviato un sistema di nebulizzazione su tutto il perimetro dello stabilimento che spande in continuazione profumi ed enzimi in aria. Basta però muovere il rifiuto per tornare a far riemergere le puzze. Ricordo comunque che siamo in un’area industriale, mica in una zona turistico-albergheria».

Andrea Turco

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