Aveva chiesto un permesso per andare ai funerali del suo bisnonno, ma dalla magistratura non è arrivata nessuna risposta. Così lui non è potuto uscire in tempo dall’istituto penale minorile di Bicocca, dove è detenuto, e non ha partecipato alle esequie, andando su tutte le furie. La sua protesta avrebbe quindi fatto da scintilla per la tentata rivolta avvenuta ieri sera tra i corridoi del penitenziario. Il bilancio è di cinque agenti della polizia penitenziaria feriti (dai dieci agli otto giorni di prognosi) e 12 detenuti anche loro malconci, col rischio concreto che le loro posizioni si aggravino ulteriormente. «Quel carcere è una polveriera pronta a esplodere», dice Armando Algozzino, segretario nazionale della Uil Pubblica amministrazione polizia penitenziaria, il primo a rendere noti i fatti.
In base a quanto ricostruito da MeridioNews, da almeno un paio di giorni nell’Ipm di Bicocca l’aria che si respira è piuttosto tesa. Due stanze, una al primo e una secondo piano, sono state incendiate per protesta contro le lungaggini burocratiche: nel penitenziario vivono ragazzi fino a 25 anni, e alcuni di loro, i cosiddetti «fuori competenza territoriale», sono in attesa di essere riportati nelle carceri più vicine alle loro case. I tempi, però, spesso si dilatano, causando malumori che – come quelli dei giorni scorsi – a volte sfociano in proteste tanto eclatanti quanto pericolose.
Dopo i roghi, il clima tra i detenuti sarebbe rimasto di grande tensione. Esplosa a seguito della morte del bisnonno di Vincenzo Timonieri, 23enne noto alle cronache recenti per un inseguimento notturno, a giugno 2016, per le strade di zia Lisa. Timonieri, considerato uno dei leader dei giovani di Bicocca, avrebbe fatto richiesta di un permesso per partecipare alle esequie del parente. La concessione, però, non è arrivata e, a ridosso dello svolgimento dei funerali, ieri pomeriggio, sarebbe iniziata una protesta in un primo momento solo rumorosa. Intorno alle 16.30, come contromisura, sarebbe stato organizzato il trasferimento di Timonieri da Bicocca al carcere minorile di Palermo.
Un fatto che sarebbe servito solo a innervosire ulteriormente i giovani detenuti del lotto destro del primo piano del penitenziario. Alle 19.30, mentre dodici di loro venivano trasferiti dal refettorio dove avevano cenato alla sala di socialità (una stanza destinata alle attività ricreative), è scattata la rivolta: nel momento in cui un agente chiudeva una cancellata del braccio penitenziario, quattro di loro avrebbero fatto resistenza contro l’inferriata e uno gli avrebbe dato un pugno in faccia, stordendolo e riuscendo a portargli via le chiavi di detenzione. Un altro agente – in servizio dall’altra parte del corridoio – sarebbe quindi corso in aiuto del collega, che nel frattempo sarebbe stato trascinato via e picchiato da un gruppetto di pregiudicati.
Secondo la versione fornita a questa testata da ambienti penitenziari, per alcuni minuti sarebbero rimasti da soli i due poliziotti con i 12 detenuti, che avrebbero tentato di rubare anche il secondo mazzo di chiavi, per avere accesso a un ulteriore corridoio con altre celle. Un poliziotto sarebbe stato colpito alla testa con le chiavi di ottone e avrebbe riportato un trauma cranico contusivo e lesioni a mano e spalla destre dovute alla colluttazione. Sarebbe servito l’intervento degli altri operatori di polizia per sedare la protesta e riportare quell’area di Bicocca alla calma, poco prima delle 20.
«La situazione è ormai insostenibile – denuncia il sindacalista Algozzino – ed esistono responsabilità precise. La dirigenza non ha ascoltato le nostre segnalazioni. Bicocca è un presidio tenuto in grande considerazione sul piano nazionale, ma questo si è trasformato nella scelta di inviare da noi i detenuti più problematici provenienti dalle carceri di tutt’Italia. Se i fatti di ieri fossero avvenuti in piena estate, quello che si è risolto grazie all’intervento di tanti agenti di polizia penitenziaria avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, dovute all’assenza del personale per le ferie». Per il referente della Uil, «ci sono troppi ragazzi all’Ipm di Bicocca e bisogna attuare una politica migliore sui trasferimenti. Va cambiata la direzione del carcere, altrimenti fatti come questi continueranno ad accadere».
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