Niscemi, continua la tensione al presidio Perquisizioni nelle case di militanti No Muos

Il movimento No Muos non cede terreno e continua a controllare che all’interno della base militare in contrada Ulmo a Niscemi non proseguano i lavori di costruzione dell’impianto realizzati dal governo degli Stati Uniti. Operazioni che la Regione ha momentaneamente sospeso, ma la tensione negli ultimi tempi subisce improvvisi picchi, come quello scatenato qualche ora fa quando la polizia ha effettuato delle perquisizioni all’interno delle abitazioni di alcuni membri del movimento alla ricerca di armi e materiale pericoloso. Come riferiscono dal commissariato niscemese, nella serata di ieri un’auto civetta è stata colpita da una sassaiola e da un bengala. A mettere in allarme i militari era stato un movimento sospetto nelle campagne che circondano il paese. L’episodio ha portato la polizia a credere che vi fossero motivi sussistenti per effettuare un controllo tra le persone presenti in contrada Ulmo ieri e quelle più vicine al movimento. Una decina gli attivisti coinvolti, con esito negativo. Solo un soggetto è stato denunciato perché «trovato in possesso di modeste quantità di marijuana».

Intanto al presidio si susseguono i blocchi effettuati davanti ai cancelli. Sono scene di vita quotidiana: in direzione della struttura vengono intercettati camion o furgoni con materiali e operai prontamente fermati. L’ultimo momento di frizione risale a ieri, quando in pochi attimi il tentativo degli agenti di forzare il sit in ha portato a qualche tensione e all’identificazione dei presenti. Uno degli uomini delle servizio d’ordine ha provato a calmare gli animi, cercando di convincere i manifestanti a terminare il presidio: «Non è che per una protesta gli americani si fermano», ha detto. «Lo Stato, che siete anche voi, non ci sta tutelando», hanno risposto dal canto loro gli attivisti del movimento No Muos. Il presidio è animato negli ultimi tempi soprattutto dalle donne, le mamme di Niscemi. Sostenendosi l’un l’altra hanno urlato: «Non abbiamo fatto niente, siamo qua per i diritti dei nostri figli». «Non è un gioco», ha affermato un poliziotto. «Lo viene a dire a noi che non è un gioco?», ha ribattuto una delle donne che da settimane presidia l’ingresso della base.

Carmen Valisano

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