Un museo finanziato con quasi cinque milioni di euro di fondi dell’Unione Europea a Niscemi con l’allestimento già completato da mesi, eppure ancora chiuso. «In teoria, l’inaugurazione avremmo potuto farla già almeno sei mesi fa», lamenta a MeridioNews Totò Ravalli il direttore del Museo della civiltà contadina. Quello che manca è un regolamento di gestione, cioè il dispositivo normativo che regola tutti gli aspetti del museo civico che deve trovare una sintesi fra le due associazioni promotrici – il Lions Club e il Centro di educazione ambientale (Cea) – e l’amministrazione comunale. La situazione di stallo va avanti da circa tre mesi con incontri fra le parti che si concludono senza accordi. «Da parte della commissione cultura dell’ente comunale c’è la pretesa di avere nel consiglio di amministrazione tre consiglieri comunali oltre al sindaco e solo un rappresentante per ciascuna delle due associazioni. Da parte nostra c’è, invece, una richiesta di maggiore parità di rappresentanza. L’impressione è che si voglia politicizzare il museo e questo a noi non piace».
Allo stato attuale, il museo non è aperto e non è, dunque, visitabile. «E non sappiamo nemmeno quando questo sarà possibile», denuncia Ravalli. Eppure nella sede del convento dei frati francescani minori, restaurato con 4 milioni e 750mila euro di finanziamenti europei ottenuti nel 2013, anche l’allestimento è pronto. «A mancare è tutta la parte strutturale e di gestione, a partire da un custode o da chi si occupa della segreteria, poi non c’è l’assicurazione, non abbiamo nemmeno un computer e non esiste un progetto di promozione del museo. E queste sono tutte cose a cui dovrebbe provvedere il Comune». Manca anche una porta antivento che i volontari delle due associazioni chiedono da tempo. «Non ricevendo risposta, ci siamo attivati con una raccolta fondi internazionale online e, nel giro di poco, ci sono arrivate donazioni da tutto il mondo. Così abbiamo già dato incarico di farla a un artigiano niscemese».
L’idea di questo museo civico nasce 30 anni fa dal locale Lions club che inizia a raccogliere i reperti con le donazioni dei cittadini. «Siamo arrivati giusto in tempo prima che interi pezzi di storia della cultura contadina andassero distrutti dai cambiamenti del tempo – racconta Ravalli – perché quello era il periodo in cui si è trasformata tutta la società: gli stili di vita delle persone, gli usi e i costumi, i mestieri e perfino le abitazioni». Con grande pazienza e qualche momento di sconforto, nel 2000 si arriva la prima catalogazione del materiale nella quale si contano circa 650 reperti. Oggi sono oltre cinquemila. «Il primo grande riconoscimento ci è arrivato dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Caltanissetta che ha compreso l’importanza della nostra collezione fatta di donazioni dei cittadini – ricorda il direttore – Poi, nel 2004 anche l’assessorato ai Beni culturali della Regione Sicilia ci ha riconosciuto una certificazione di qualità per “l’alto valore etno-antropologico”».
Fino a quel momento a ospitare i reperti raccolti sono dei locali in piazza Sant’Antonio a Niscemi. Intanto, la collezione comincia a ingrandirsi e «non avendo posti a disposizione, conserviamo il nuovo materiale catalogato in magazzini e garage». Arriva la consapevolezza dell’esigenza di avere degli spazi a disposizione. È il periodo del recupero del vecchio centro storico della città ed è il convento dei frati francescani minori (che è stata la precedente sede dell’ospedale di Niscemi) a essere individuato come sede del museo civico e, in quanto tale, inserito nel piano di recupero. «Firmato un protocollo d’intesa con l’amministrazione comunale, insieme all’allora sindaco niscemese Giovanni Di Martino – dice Ravalli – nel 2013 abbiamo ricevuto i fondi comunitari per il restauro».
Conclusi i lavori e fatto il collaudo «noi volontari delle due associazioni lo abbiamo allestito stanza per stanza – afferma il direttore – peraltro spendendo di tasca nostra circa 30mila euro in totale. Finora, invece, non abbiamo mai ricevuto nessun tipo di aiuto da parte dell’attuale amministrazione comunale ed è ancora più assurdo di fronte al fatto che ci arrivano donazioni da cittadini e associazioni da varie parti del mondo che – ironizza Ravalli – non solo non sanno com’è fatto il museo civico ma non sanno nemmeno precisamente dove collocare Niscemi nel mappamondo». L’ultimo incontro interlocutorio fra il sindaco Massimiliano Conti e il direttore del museo è della scorsa settimana. «Abbiamo parlato per un’ora e mi ha promesso che farà di tutto per sopperire alle mancanze pregresse – dice Ravalli – La cosa grave è che la voce di bilancio sul museo è stata tolta da questa amministrazione. Nonostante tutto, io continuo a sperare che alle parole seguano fatti concreti».
Non ci sarebbe nessun disaccordo, invece, stando a quanto riferisce il sindaco. «Ci sono già stati tre incontri con la commissione cultura e ce ne sarà un quarto la prossima settimana – dice Conti – La cosa fondamentale per noi è che nel momento in cui si inaugura e si apre, per il museo non ci sia il minimo rischio di difficoltà che possano portare alla chiusura perché – aggiunge – bisogna tenere conto del fatto che oltre tremila metri quadrati espositivi hanno dei costi di mantenimento che, anche se in minima parte, stiamo affrontando anche adesso per le spese di luce e acqua». Conti assicura, inoltre, che «nel momento in cui si troverà la sintesi per un regolamento condiviso da tutte le parti, noi metteremo le risorse per il personale in bilancio». Nessuna certezza sulla data di apertura, anche se potrebbe essere questione di mesi. «Le tempistiche vanno decise insieme, l’importante è che ci sia il tempo per la promozione. Per tutto il resto – conclude il sindaco – preferirei rimanere fuori dalle polemiche ma voglio chiarire che non c’è nessun intento di politicizzare la cosa».
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