Niente differenziata nella zona del Comune I residenti: «Un passo indietro»

Non è un mistero che la raccolta differenziata a Catania sia ancora molto lontana dal raggiungere risultati decenti. Eppure nella città etnea accade anche che in una zona dove la differenziazione dei rifiuti aveva superato il 60 per cento di adesione da parte degli abitanti – percentuale significativa vista la situazione complessiva – ricompaiano, accanto a pochi cassonetti per carta, plastica e vetro, tanti vecchi contenitori per l’indifferenziata. Si tratta dell’area delimitata a nord da viale Vittorio Veneto, a est da corso Italia e viale XX Settembre, a sud da via Caronda e a ovest da via Odorico da Pordenone. La stessa in cui nell’ottobre del 2009 era partito il progetto sperimentale del porta a porta. L’unica in cui la raccolta dei rifiuti è rimasta in gestione al Comune.

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Succede quindi che una strada della stessa municipalità – Borgo Sanzio – presenti, da una parte, i cassonetti ancora nuovi e colorati dell’Ipi-Oikos – il raggruppamento d’imprese vincitrice del tanto discusso bando da 160 milioni di euro per la gestione della raccolta differenziata a Catania – e dall’altro vecchi, rotti e anche mezzi bruciati cassonetti per l’immondizia indifferenziata. In nessun blocco di cassonetti del Comune c’è quello dedicato all’umido.

Fino a poco tempo fa agli abitanti della zona venivano invece forniti dei sacchetti blu in cui separare i rifiuti. Questi venivano poi raccolti, nei giorni stabiliti, dagli addetti proprio dell’Ipi, che si era aggiudicata l’appalto finanziato dal ministero dell’Ambiente. «Da un giorno all’altro le cose sono cambiate e nessuno ci ha informato – racconta un residente di via Francesco Fusco – Ora dobbiamo usare i cassonetti e molti sono per l’indifferenziata, quindi c’è tanta gente che la differenziata non la fa più». «Purtroppo, non ci sono neanche i cassonetti per l’organico – aggiunge un’altra abitante della zona –  se voglio differenziarlo devo andarli a cercare in un’altra via». Poco lontano, in questo caso, perché giusto a qualche centinaio di metri, dove la strada diventa via Ingegnere, si trovano i cassonetti Ipi-Oikos di diversa forma e colore. Guarda il video.

La confusione regna. Il responsabile di un bar in corso Italia assicura che differenzia l’umido e lo getta – dice, indicando con il dito – «nel cassonetto di fronte» al suo esercizio commerciale. Peccato che il contenitore sia per i rifiuti misti destinati alla discarica. Altri invece hanno le idee chiare: «Visto che lo stesso assessore all’Ecologia del Comune di Catania, Claudio Torrisi, ha affermato in diverse occasioni che il porta a porta è il sistema migliore di raccolta differenziata, perché nella zona in cui è rimasta in gestione al Comune è stato fatto un passo indietro?», chiede un abitante di via Alberto Mario.

In effetti nel 2009 il sindaco Raffaele Stancanelli aveva definito il progetto pilota della raccolta a domicilio attivata in quell’area «un passo avanti nel percorso di crescita per il miglioramento della qualità della vita e il decoro della città», spiegando che l’obiettivo dell’amministrazione era «di aumentare il più possibile la percentuale di raccolta differenziata ed educare la gente a praticarla». E pensare che ci erano pure riusciti. Più del 60 per cento delle 12mila famiglie residenti aveva aderito al progetto solo otto mesi dopo. Percentuale non indifferente per Catania, che arranca ancora al 16 per cento, secondo le stime divulgate dal comune. «Era necessario uniformare la raccolta in tutta la città, per non creare confusione», giustifica così il passo indietro l’assessore Torrisi. Ma gli abitanti e i fatti non gli danno ragione.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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