Se guardi il bicchiere mezzo vuoto è una sconfitta pesante e che farà riflettere. Al contrario, volendo salvare qualcosa, per la prima volta si apriranno le porte di Palazzo degli elefanti. Il Movimento 5 stelle è il grande battuto delle amministrative di Catania. Giovanni Grasso, candidato alla carica di primo cittadino, si è attestato al terzo posto in una corsa a cinque in cui l’ambizione minima era quella di raggiungere il ballottaggio. Cosa non ha funzionato? Per le analisi c’è tempo ma è chiaro che il punto di partenza sarà la difficoltà che i pentastellati tendono a pagare fuori da politiche e regionali. «La gente non ha voglia di cambiamento», commenta in maniera telegrafica il candidato grillino dalla sede etnea di via Filocomo. Nel quartier generale, subito dopo la chiusura delle urne, le sensazioni non erano positive e la parola d’ordine era solo una: «Aspettiamo». Passata poco più di un’ora lo spartito era già definito, nonostante le poche sezioni scrutinate.
«Non saprei dire cosa ha inciso. Forse il calo dei votanti?», si domanda Grasso mentre smorza la tensione fumando una sigaretta davanti all’ingresso del meet-up. Rispetto al 2013 la percentuale dei votanti è scesa del 10,19 per cento, ma in quell’occasione si votò in due giorni e il Movimento 5 stelle raccolse uno striminzito quattro per cento con la candidatura a sindaca di Livia Adorno. Cinque anni dopo ci sarà comunque l’esordio ufficiale nella sala consiliare di piazza Duomo. «Abbiamo pagato anche il voto nei quartieri», continua. Gli apparati, come sempre accade, si sono mobilitati davanti ai seggi elettorali, esercitando un capillare controllo del voto.
Un capitolo diverso è, invece, quello che riguarda le liste. Combattere contro gli eserciti di candidati non è mai una faccenda semplice. In questa tornata elettorale, come tradizione vuole, il Movimento è sceso in campo con una sola compagine. Salvo Pogliese, candidato del centrodestra, dalla sua ne aveva nove. Mentre il sindaco uscente, l’ex ministro Enzo Bianco, si è accontentato di cinque.
Le aspettative grilline erano comunque molto alte. L’entusiasmo aveva raggiunto decibel elevati con il cappotto delle politiche dello scorso 4 marzo. Un 28 a 0 che aveva rimandato alla mente il famoso 61 a 0 di Forza Italia. Dati alla mano non ha inciso positivamente nemmeno la visita del leader Luigi Di Maio e l’entrata nel governo giallo-verde guidato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Dobbiamo essere più presenti nel territorio», sussurra un simpatizzante. «Adesso però abbiamo una base da cui partire», replica il suo interlocutore. Anche a volere credere a quest’ultimo è certo che dentro il Movimento catanese adesso comincerà l’ennesimo dibattito interno.
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