Pensavano di investire i propri soldi con tassi di interesse super vantaggiosi e invece i loro risparmi finivano nelle tasche del direttore dell’ufficio postale locale. Per un totale di circa un milione e mezzo di euro. E’ quanto accaduto a Nicolosi, secondo la ricostruzione dei magistrati e dei Carabinieri del paesino etneo, ad almeno 15 investitori accertati che si sono rivolti in questi anni a Liborio Ferrara, sessantenne, ex direttore della filiale locale di Poste Italiane, adesso accusato di peculato e falso materiale. Tra le vittime non solo anziani, ma una varietà di cittadini dalle casalinghe ad alcuni proprietari di attività commerciali. Alcuni dei quali residenti fuori dal Catanese ma che avevano spostato i propri risparmi nel paesino dell’Etna ingolositi dalle vantaggiose proposte di Ferrara e rassicurati dal rapporto confidenziale che lo stesso instaurava con i suoi clienti.
Ferrara, in pensione dal novembre dello scorso anno, non è catanese. Ma a Nicolosi lo conoscevano tutti, perché da vent’anni lavorava nello stesso ufficio postale che è poi finito a dirigere, dopo aver trascorso un periodo da vice. Nella qualità del ruolo che ricopriva, era lui a occuparsi del settore risparmi e investimenti della posta locale. Così, secondo le tante denunce raccolte dai carabinieri etnei, metteva in atto la sua truffa: consigliava ai clienti di affidare i proprio risparmi a buoni fruttiferi postali, bot e titoli obbligazionari con interessi tanto vantaggiosi quanto introvabili presso altri operatori finanziari. Una volta convinte le vittime, Ferrara inoltrava una regolare documentazione di attivazione delle procedure scelte per poi chiudere la pratica all’insaputa del cliente. Intascando i soldi. Altre volte, invece, l’ex direttore rilasciava alle vittime documenti fasulli di operazioni mai registrate nei servizi informatici di Poste Italiane. E quindi inesistenti.
La truffa sarebbe andata avanti per anni. Un business che non conosceva crisi anche per le maniere affabili dell’ex direttore postale. Che, secondo quanti hanno denunciato, otteneva la loro fiducia stabilendo un rapporto di amicizia e sfruttando la buona fede dei clienti. Spesso era lo stesso Ferrara ad andare a casa delle vittime per portare documenti da firmare o per consegnare in contanti parte degli interessi maturati. Un sistema ormai rodato che ha iniziato a scricchiolare solo con il pensionamento dell’ex direttore. Dal novembre scorso, infatti, quando i clienti si recavano alla posta per chiedere notizie dei propri risparmi si trovavano davanti un perplesso nuovo direttore senza alcuna traccia dei loro investimenti.
Così sono scattate le denunce e un’indagine interna a Poste Italiane. Poi sfociate nel fascicolo della procura etnea in cui non comparirebbe solo Ferrara. Il direttore infatti non avrebbe trattenuto per sé tutti i soldi truffati, ma avrebbe inviato circa 220mila euro, tramite vaglia postali, ad alcuni soggetti. Gli stessi che avrebbero reinvestito la somma nell’acquisto di un immobile a Nicolosi e che forse erano a conoscenza della truffa, secondo gli inquirenti. Le vittime intanto sperano in un risarcimento. La guardia di finanza ha già predisposto il sequestro dei beni mobili e immobili dell’indagato fino al raggiungimento della cifra truffata. Ferrara si trova intanto in carcere su ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari etneo.
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