Nello Musumeci verso il 2020 e contro la rassegnazione «Sicilia è ripartita. Roma ci aiuti, insieme ce la faremo»

«La strada è lunga ma l’abbiamo già imboccata e dobbiamo percorrerla per intero, tutti, perché assieme possiamo farcela». Parola di Nello Musumeci, a conclusione del discorso di fine anno, il seconco concluso da presidente della Regione Siciliana. Musumeci ha parlato per dieci minuti da palazzo d’Orleans, rivolgendo lunghi appelli tanto ai siciliani quanto al governo nazionale. Un discorso che ha toccato diversi temi, tutti legati da un unico filo rosso: la situazione attuale è figlia di quella ereditata dal passato, ma non è così catastrofica come qualcuno vorrebbe far credere. Anzi, la Sicilia – a detta del governatore – ha iniziato il cammino verso la ripresa

«Quello che ci lasciamo alle spalle è stato un altro anno di duro lavoro come impone la difficile condizione di una regione che da tanto tempo vive una crisi diffusa in quasi tutti i settori – ha pronunciato Musumeci -. Siamo in coda in molte clasiffiche nazionali, stiamo pagando omissioni in periodi recenti e remoti compiuti sia a Palermo che a Roma. Con quel passato abbiamo definitivamente chiuso, il lavoro compiuto comincia a dare risultati incoraggianti». Il presidente della Regione elenca il Pil che sale più del previsto, l’occupazione in lieve aumento, le esportazioni in crescita e le centinaia di cantieri attivi nell’Isola «grazie alle risporse messe a disposizione dal governo regionale».

Tra le prime rivendicazioni quella circa la rendicontazione dei fondi europei: «Il mio governo ha vinto la sfida per il secondo anno consecutivo, non un solo centesimo tornerà indietro. Tutto è rimasto a disposizione del territorio siciliano», ha sottolineato Musumeci, salutanto il traguardo del miliardo e ottocentomila certificato a Bruxelles. Passaggio anche sulla raccolta differenziata. «Dal 17 al 40 per cento, grazie all’impegno di sindaci e di milioni di cittadini, mentre il governo – ha ricordato Musumeci – continua a lavorare per dotale l’isola di impianti pubblici». Al centro del discorso di fine anno, l’occupazione: tra chi ha trovato stabilità e chi invece un lavoro spera di trovarlo, magari per tornare in Sicilia. «Dobbiamo chiudere la stagione del precariato. Lo abbiamo fatto d’accordo con gli enti locali, nella sanità, lo stiamo facendo in tutti i dipartimenti della pubblica amministrazione regionale. Finora – ha proseguito il governatore – per quasi diecimila lavoratori quella pagina è stata archiviata, ma dobbiamo pensare anche a chi ha lasciato la Sicilia. Più di mille lavoratori con i concorsi nella sanità sono tornati a casa». 

Spazio anche alle richieste. Destinatario principale, il governo nazionale. Lo stesso che nei giorni scorsi ha accolto la richiesta di spalmare in dieci anni il disavanzo finanziario – «accumulato in almeno un quarto di secolo, anni di denaro sperperato» – ma che per Musumeci non può comunque esimersi da aiutare maggiormente la Sicilia. «Chiediamo più attenzione, lo diciamo senza alcun tono polemico – ha assicurato il presidente della Regione -. A Roma devono sapere che servono autostrade sicure, strade statali e provinciali percorribili, rete ferroviarie efficienti, prodotti petroliferi defiscalizzati. In Sicilia servono enti locali con risorse certe e non costretti a vivere alla giornata. La nostra isola deve diventare insomma un luogo in cui valga la pena investire capitale straniero e privato».

Una visione positiva e propositiva come si confà a ogni annuale giro di boa, ma che per Musumeci non può prescindere da due battaglie precise: «Ci vorranno ancora anni di duro impegno badando soprattutto all’insidia della illegalità e al diffuso sentimento di rassegnazione – ha concluso – che da secoli accompagna noi siciliani».

Simone Olivelli

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