La proposta del governo targato Lega-M5s di vietare l’apertura dei negozi alla domenica in questi giorni ha fatto discutere, creato dibattiti nelle tribune politiche, ma soprattutto sui social e anche nelle piazze. A Palermo, in particolare, la questione sembra essere molto sentita, tra chi si schiera apertamente in favore della proposta governativa e chi invece vede nella spesa della domenica ormai un rito irrinunciabile. Dietro alle casse delle grandi catene di supermercati però l’argomento sembra essere un tabù. «Non lo so, ancora è presto per parlare, non è ancora legge» dice il cassiere di un supermercato nella zona di via Libertà, che alla domanda su quanto possa essere questo provvedimento un beneficio o un danno per lui e per i suoi colleghi risponde con un laconico «Non lo so, prima dobbiamo vedere cosa dice la legge e poi ci organizziamo».
Chi non ha remore nel parlare è un commerciante bengalese. La sua bottega, sempre in zona Libertà, nel weekend fa i migliori affari. «Io apro domenica – dice – perché voglio aprire, guadagno. Non è giusto che ci facciano chiudere, non devono essere loro a decidere per noi. Io non chiudo». Vero anche che si tratta di un’attività a gestione familiare, mentre il provvedimento sembra voler colpire soprattutto la grande distribuzione, i centri commerciali. Tra i clienti, come sempre c’è chi è d’accordo, chi si dice fortemente contrario e chi fa notare come «il problema non è se aprono la domenica, il sabato o la notte, ma se pagano adeguatamente i dipendenti per i giorni festivi passati al lavoro e se questi giorni sono bilanciati con turni di riposo – spiega un signore in fila al banco salumi in un’attività di corso Finocchiaro Aprile – Poi chi mi dice che togliendo l’apertura di domenica si fa un favore agli sfruttati e non si danneggia qualcuno a cui magari quei soldi servono per arrivare a fine mese?». Ma c’è anche chi guarda più al proprio orticello, mettendo da parte le velleità sindacali. È il caso di un gruppo di ragazzini che spiegano che a loro «‘a passiata al Forum della domenica non la devono levare».
Al di là della questione nazionale, tuttavia, c’è un’altra questione strettamente palermitana a pesare sul giudizio del provvedimento in discussione: la tradizionale spesa della domenica. Se infatti in quartieri come corso Calatafimi molte attività restano comunque chiuse di domenica, è in quel giorno che, da sempre, i clienti brulicano nei mercati storici: da Ballarò al Capo, l’ultimo giorno della settimana, per molti è quello in cui la mattina si dedica a fare un giro tra le bancarelle per comprare frutta, verdure, pesce per i pranzi domenicali e per i giorni a seguire. «Qui la domenica mattina non si può camminare – spiega il titolare di una pescheria di Ballarò – pure i supermercati aprono apposta, perché la gente è tanta e va a fare la spesa dopo che ha preso magari il pesce da noi, così cu un viaggio fa ru surbizza». E sullo sfruttamento: «Noi non sfruttiamo nessuno, la domenica si lavora e lunedì stiamo a casa, come i barbieri. Nei mercati funziona così, anche se d’estate, con tutti i turisti che ci sono, qualcuno aperto il lunedì lo trova. Ma le fotografie vengono meglio di domenica (ride ndr)».
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